Educazione digitale: per i cittadini europei è una competenza di base, come leggere e scrivere

Le competenze digitali non sono più un’aggiunta opzionale al curriculum scolastico, ma una componente strutturale dell’istruzione. È quanto emerge con chiarezza dall’ultima indagine Flash Eurobarometer diffusa dalla Commissione europea, che fotografa le opinioni dei cittadini dell’Unione sulle priorità future dell’educazione digitale, sul ruolo degli adulti educanti e sull’impatto delle tecnologie – intelligenza artificiale compresa – nei processi di insegnamento e apprendimento.

Un quadro che restituisce un consenso ampio, ma non privo di interrogativi, e che arriva in un momento cruciale per le politiche europee sull’istruzione.

Competenze digitali: una nuova alfabetizzazione

Il dato più netto riguarda lo status delle competenze digitali: per il 92% degli intervistati dovrebbero far parte di tutti i livelli di istruzione, dalla scuola di base fino ai percorsi più avanzati. Non solo. Per oltre tre quarti dei cittadini europei (78%) queste competenze dovrebbero avere lo stesso peso delle discipline fondamentali, come lettura, matematica e scienze.

Un segnale forte, che rafforza l’idea di una nuova alfabetizzazione: saper usare, comprendere e valutare criticamente il digitale non è più una competenza “tecnica”, ma una condizione per esercitare cittadinanza, partecipazione e autonomia.

Intelligenza artificiale: opportunità sì, ma con consapevolezza

L’indagine registra anche un atteggiamento equilibrato nei confronti dell’intelligenza artificiale applicata all’educazione. Più della metà degli intervistati (54%) riconosce che l’IA porta con sé vantaggi e criticità, evitando sia entusiasmi acritici sia rifiuti ideologici.

Colpisce però un altro dato: l’81% ritiene fondamentale che tutti gli insegnanti comprendano i principi di base dell’IA, non solo per utilizzarla come strumento, ma per integrarla in modo consapevole nella didattica. Un’indicazione che interpella direttamente la formazione iniziale e in servizio dei docenti, chiamati sempre più a governare – e non subire – l’innovazione tecnologica.

Educazione digitale: una responsabilità condivisa

Per i cittadini europei, l’educazione all’uso sicuro e responsabile della tecnologia non può essere delegata a un solo attore. La maggioranza individua una responsabilità condivisa tra scuola e famiglia: l’88% attribuisce un ruolo centrale agli insegnanti, l’87% ai genitori.

È un passaggio significativo, perché rimette al centro la dimensione educativa del digitale: non solo competenze operative, ma attenzione al benessere, alla salute, ai comportamenti online e alla capacità di gestire rischi e opportunità in modo equilibrato.

Verso regole comuni a livello europeo

Dall’indagine emerge anche un orientamento politico-culturale preciso: molti cittadini vedono nell’Unione Europea un soggetto chiave per promuovere un’educazione digitale di qualità attraverso standard comuni sull’uso delle tecnologie a scuola.

Standard che dovrebbero riguardare temi sensibili come la protezione dei dati, l’uso responsabile dell’intelligenza artificiale e la trasparenza degli strumenti digitali. Un’esigenza che va oltre i singoli sistemi scolastici nazionali e richiama una visione europea dell’innovazione educativa.

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