Educazione alla cittadinanza: un’esperienza significativa sulla rotta dei migranti

La relazione educativa è sempre una relazione empatica e senza ombra di dubbio, empatia, scienza ed emozioni sono stati co-protagonisti in una sala gremita di circa 300 preadolescenti venerdì, 26 maggio scorso, a Brescia. Se è vero quanto riportato dal documento Indicazioni nazionali, che “l’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative”, l’incontro “Sulle rotte dei migranti: il diritto alla vita e alla dignità umana”, promosso dalla Dirigente Linda Usai a beneficio degli studenti dell’IC Centro 2 di Brescia, con la prof.ssa Cristina Cattaneo, ordinario dell’Università di Milano e direttrice del Laboratorio di antopologia e odontologia forense dell’Università, è stato rilevante ed emotivamente arricchente.

Proprio la professoressa Cattaneo ha infatti coinvolto da subito l’uditorio, descrivendo il proprio lavoro di medico legale e antropologo forense con riferimento, in particolare, all’attività con i migranti vittime di violenze. Il racconto della lettura di cicatrici e lesioni sul corpo per ricostruire le violenze subite e per ricomporre una storia personale, per certificare tali violenze per i richiedenti asilo politico, per garantire quelle tutele e la protezione che le nostre leggi prevedono, hanno rapito i ragazzi in un silenzio attento e rispettoso. A tratti toccante la descrizione del lavoro condotto sui cadaveri per permetterne l’identificazione applicando la medicina ad una forma diversa di “cura”. Il focus non è stato sui dettagli scientifici, ma sull’importanza della garanzia dell’identità come diritto umano, per restituire dignità, per rispettare il diritto delle famiglie che sopravvivono ad ottenere un certificato di morte che aiuti ad elaborare il lutto. Fondamentale far comprendere che i migranti scappano da terribili situazioni di povertà, siccità, tortura, persecuzione, da qualcosa di molto spaventoso tanto da porsi in situazioni di pericolo su barconi pur di proteggere i propri figli, a volte lasciati partire da soli, nella speranza di una vita migliore: “ci vuole coraggio”, ha detto.

Lo spazio maggiore dell’incontro è stato lasciato alle domande poste dagli studenti, definiti i protagonisti dell’incontro perché siete il futuro, ha sottolineato la Prof.ssa Cattaneo. Le domande poste hanno evidenziato quanto il fattore emozionale stesse facilitando la costruzione di apprendimento:

– Cosa prova quando lavora sui cadaveri?
Quale tra gli oggetti ritrovati l’hanno maggiormente colpita nella ricostruzione dell’identità e della storia di una vittima di violazione di diritti?
Chi si occupa della comunicazione della morte alle famiglie?
È complicato contattare le famiglie di migranti morti in Italia?
Come si procede quando si scoprono lesioni e cicatrici di violenze subite su un migrante sopravvissuto?

Le parole più frequentemente usate dalle docenti nelle risposte a queste domande sono state “emozione” ed “empatia”. Cattaneo ha espresso la necessità di mettere da parte l’emotività nella fase della ricerca che poi riaffiora quando si ricostruisce una verità importante per i familiari e necessaria alla giustizia per la risoluzione di un crimine. Ha fatto percepire l’emozione forte provata nel ritrovare la pagella cucita sull’abito di un ragazzino al quale i genitori avevano tentato di dare una possibilità in un nuovo paese lontano, ma anche altri frammenti di vite normali: la tessera della biblioteca o di donatore di sangue, una lettera della famiglia per accompagnare il viaggio, un fagottino di terra della loro patria. Ha sottolineato quanto l’empatia sia necessaria per comunicare alle famiglie il decesso di un caro e l’urgenza di fornire supporto psicologico e psichiatrico per le vittime di violenze.

E quando ascolti la domanda successiva, “Cosa può fare la società per migliorare la situazione migranti?”, da docente tiri un sospiro di sollievo, perché si sta parlando della società, quindi di tutti noi e di conseguenza del possibile impegno presente e futuro dei ragazzi presenti qui oggi. Dall’ascolto attento e attivo siamo ora ad un piano di esercizio di cittadinanza attiva, all’impegno civico, a quella matrice valoriale trasversale citata nelle Linee guida per l’insegnamento dell’ed. Civica.

Il consiglio fornito dalla professoressa nella risposta è di partire dall’empatia, dalla persona che si vuole essere, dal rispetto della diversità, che è un valore, della dignità, dei diritti e dalla loro tutela, perché non debba più accadere che la percentuale di successo di identificazione per un italiano deceduto in patria sia altissimo e che, in media, solo due vittime su cento, morte nel Mediterraneo, vengano identificate. In un incontro promosso all’interno di un percorso di educazione civica non possiamo dimenticare che tra i diritti inviolabili sanciti dalla nostra costituzione rientra il diritto alla vita e con esso si riconosce la dignità della persona e la dignità dei defunti.

Con la proposta di queste esperienze significative confidiamo che i nostri studenti si assumano l’impegno a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita (Indicazioni nazionali p.33).

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