‘Educare Digitale’: la cultura, non la connettività, forma il cittadino digitale

Una attenta analisi del recente rapporto Agcom “Educare Digitale” (febbraio 2019) è contenuta in un articolo di Carlo Giovannella, docente di tecnologie didattiche presso l’università di Tor Vergata, pubblicato nel sito specializzato Agendadigitale. Giovannella è anche presidente dell’ASLERD (Association for Smart Learning Ecosystems and Regional Development), una associazione scientifico-professionale internazionale, con sede a Roma, la cui finalità è quella di “affiancare gli ecosistemi di apprendimento”, come sono tipicamente i sistemi educativi, e di “accompagnarli nella loro modernizzazione, anche allo scopo di far recuperare loro una centralità culturale rispetto al territorio di appartenenza, indispensabile per sostenere l’innovazione sociale e lo sviluppo territoriale”, come si legge nella scheda di presentazione dell’associazione.

Il rapporto Agcom, secondo il professore, dà un’informazione esauriente solo per quanto riguarda gli aspetti relativi al grado di infrastrutturazione delle scuole italiane, ma l’accento posto sull’importanza della connettività quale “fattore abilitante” finisce per nascondere il fatto che la principale barriera allo sviluppo dell’‘Educare digitale’ non è tecnologica ma “culturale e strettamente legata alla messa in campo di un’efficiente piano di formazione al digitale”, un piano mirato all’alfabetizzazione mediale che, come il PNSD non fa, “si concentri sulla progettazione e la messa in campo di una didattica per competenze in cui si concretizzi l’integrazione significativa delle competenze digitali con tutte le altre competenze”.

Va bene dunque dotare tutte le scuole di connettività adeguata, “ma è solo attraverso un’adeguata alfabetizzazione mediale che il digitale si farà metodo, strategia, processo e ancor prima progetto e si formeranno cittadini digitali consapevoli e competenti”. Il rapporto Agcom non sembra avere sufficiente consapevolezza di ciò, forse perché tratta il settore della scuola come un semplice tassello all’interno del più ampio quadro (“calderone” è il non elogiativo termine usato da Giovannella) della digitalizzazione di tutta la Pubblica Amministrazione.

Ma una adeguata alfabetizzazione mediale, insiste il professore, deve essere considerata come una precondizione per lo sviluppo digitale del Paese. Per questo, a suo giudizio, “La scuola e, in generale gli ecosistemi educativi pubblici, dovrebbero godere di uno statuto diverso e privilegiato rispetto a tutto il resto della PA.   
(O.N.)