
Edgar Morin: 104 anni di saggezza

Alla vigilia del suo centoquattresimo compleanno, che ricorre l’8 luglio (auguri!), Edgar Morin – l’intellettuale francese vivente che forse merita più di tutti l’appellativo di Maître à penser – ha pubblicato un nuovo libro, che la casa editrice Cortina ha tempestivamente tradotto in italiano, che raccoglie e propone ai lettori alcune centinaia di brevi messaggi (riflessioni, battute, interrogativi, aforismi, che l’autore chiama ‘semi-aforismi’) diffusi negli ultimi 10 anni via Twitter.
Il titolo dell’opera (E.M., Semi di saggezza, Raffaello Cortina Editore, 2025) è tratto dalla dedica che compare all’inizio del volume, e che merita di essere letta. Eccola:
“Sono come un albero. Il vento disperde i semi che spando. A volte ricadono su terreni aridi; in altri casi germoglieranno, lontanissimo da qui.”
Nei suoi messaggi-stimolo Morin alterna riflessioni ispirate alla sua teoria della complessità (“La barbarie del pensiero è nella semplificazione, nel disgiunzione, nella separazione, nella razionalizzazione … a tutto scapito della complessità, della contraddizione, dell’inclusione, dei nessi inscindibili, del sogno e della poesia”, p. 35) a battute ironiche e autoironiche (“Evitate di campare cent’anni: passate direttamente ai centouno”, p. 14), ad amare considerazioni sull’autolesionismo del genere umano (“Ho pensato che la follia umana sarebbe andata decrescendo: folle illusione!”; “L’inumano dilaga, l’umano va a rotoli, il semplicismo trionfa, la complessità regredisce. Ma soprattutto trionfa la guerra mondializzata, mentre l’umanità va a rotoli … verso l’abisso”, pp. 16 e 48).
Morin, tuttavia, è ben lontano dall’arrendersi. Il suo invito, anzi, è a puntare sull’affermazione delle qualità positive degli esseri umani: “Nutriamo gli anticorpi sociali e culturali che portiamo in noi: amicizia, solidarietà, fraternità, comunione, amore, i capolavori della poesia, della letteratura, della musica, della pittura, del cinema”; “Nella nostra società rimangono delle riserve di sentimento, di amore, di sogno, di poesia che non si lasciano colonizzare dal puro calcolo, dal nudo sfruttamento: non del tutto, a volte quasi per nulla. Ed è solo grazie a questi antidoti se la società riesce a sopravvivere” pp. 83-87).
Ecco perché concludiamo questa breve sintesi del bel libro di Morin, che è anche un omaggio alla sua capacità di seminare saggezza, con altre sue due battute: “Speriamo di non perdere mai la speranza” e “Chi spera ottiene doni insperati” (pp. 85 e 96).
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