E se i 500 euro dell’aggiornamento vengono spesi per altro?

La card per l’aggiornamento nella versione transitoria dei 500 euro in busta paga si fonda principalmente su un atto di fiducia nei confronti degli insegnanti italiani.

Infatti, mentre la card, quando arriverà l‘anno prossimo, comporterà probabilmente un uso, oltre che personale, mirato e circoscritto ad un utilizzo nel campo formativo e culturale, i 500 euro assegnati quest’anno hanno invece una spendibilità libera.

Il Dpcm 23 settembre richiede una rendicontazione delle somme spese per aggiornamento, ma non chiede conto completo del mancato uso del bonus o del suo utilizzo distorto, né una restituzione di quanto non speso.

Poiché quei soldi non sono ‘segnati’ per poterne rilevare l’uso anche sbagliato, il docente che non voglia spenderli per la formazione ma per un altro uso (la rata del prestito, un regalo natalizio, un capo d’abbigliamento o la riparazione dell’auto) oppure non spenderli affatto, potrebbe in teoria farlo. Cosa succederebbe?

“La somma non rendicontata è recuperata con l’erogazione riferita all’anno scolastico 2016-17” (art. 8, comma 4). Cosa significa? Il docente deve restituire la somma non spesa per l’aggiornamento? Niente affatto: i soldi restano comunque nelle sue tasche, ma l’anno dopo l’importo della card sarà ridotto in quantità corrispondente a quanto rendicontato.

Non avrà, quindi, risorse per l’aggiornamento 2016-17 ma si sarà intascato 500 euro per le sue spese personali. Almeno questo è quanto può dedursi dalla normativa attuale, che sarebbe opportuno che fosse integrata.

Maliziosamente si può pensare che qualcuno, a livello politico, tutto questo lo aveva messo in conto per una captatio benevolentiae nei confronti della categoria in tempi di mobilitazione.       

A pensare male …