
Due strategie a confronto nel Pd
L’ultima settimana ha rivelato in maniera plastica e visibile la dialettica che contrappone, all’interno del Pd, un’area che guarda a sinistra e un’altra che punta invece a un rapporto privilegiato con il centro. Cartina al tornasole di questa divaricazione è il diverso atteggiamento nei confronti delle lotte sindacali e delle manifestazioni di piazza, in cui hanno un ruolo importante i precari della scuola e dell’università.
Lo si è visto bene anche in occasione dello sciopero dei metalmeccanici Fiom-Cgil di sabato scorso e della manifestazione a piazza San Giovanni, che ha visto la presenza di numerosi esponenti del Pd (che ufficialmente non aderiva all’iniziativa), da Sergio Cofferati a Ignazio Marino a Stefano Fassina, responsabile economico della segreteria del Pd, considerato molto vicino al segretario Bersani. Nessun imbarazzo nel trovarsi in compagnia di Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) e Nicky Vendola (Sinistra ecologia e libertà), fautori di un’alleanza tutta spostata a sinistra.
Se le presenze erano significative, altrettanto si può dire delle assenze, alcune delle quali motivate. L’ex ministro dell’istruzione Beppe Fioroni, per esempio, mette in guardia dal “mischiarsi con i centri sociali che mettono sul loro sito le foto delle aggressioni alla Cisl”, cosa che potrebbe accrescere la distanza del Pd da elettori e categorie sociali alle quali “il Pd non sa ancora parlare”. Ancora più esplicito Francesco Boccia, vicino al vicesegretario Letta: “Quando vedo politici che sgambettano dietro un corteo sindacale mi viene un’infinita tristezza”, dice, “è opportunismo che dura mezza giornata”.
A queste dialettiche si possono ricondurre anche le aspre polemiche che hanno diviso nei mesi scorsi la Flc-Cgil soprattutto dalla Cisl scuola, ma anche dalla Uil scuola e dallo Snals, in materia di contrattazione, elezione delle RSU, decreto ‘salvaprecari’, recupero degli scatti di anzianità, e più in generale nei rapporti con il ministro Gelmini, percepito dalla Flc-Cgil come un avversario più che come un interlocutore.
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