
DSA: come supportare lo studente? L’esperto risponde

I disturbi specifici dell’apprendimento interessano più del 5% del totale degli alunni delle nostre scuole. Ma quali sono gli strumenti a favore di questi studenti messi in atto dagli istituti e quali sono le strategie migliori per accompagnarli nella loro istruzione? Lo spiega a Skuola.net Giuseppe Leone, esperto in DSA.
Tra i DSA più diagnosticati, oltre alla dislessia, ci sono anche la disgrafia (che colpisce la scrittura), la disortografia (che inibisce la trasformazione da linguaggio verbale a scritto), la discalculia (il “fare di conto”), i vari disturbi legati al linguaggio. Solo da noi, nell’anno scolastico 2020/2021, è stato diagnosticato almeno un DSA (ma ci sono casi in cui i disturbi si sommano) a oltre 326mila studenti, dalla terza elementare al quinto superiore; si tratta di più del 5% del totale degli alunni.
Numeri, questi, che crescono di anno in anno. Segno che la sensibilizzazione sul tema sta funzionando, permettendo di individuare sempre più studenti in difficoltà. Anche se, va detto, il sistema può decisamente migliorare. Tante famiglie, una volta “certificato” che il proprio figlio ha un DSA, non sanno come muoversi per supportarlo al meglio. Molte altre non hanno neanche questa opportunità, restando all’oscuro del disturbo, con ovvie conseguenze negative sul processo di crescita del ragazzo. Per questo, per aiutare i genitori (e di riflesso gli studenti) a decifrare meglio i segnali che potrebbero essere ricondotti a un DSA e, parallelamente, per fornire gli strumenti adatti per farli impattare il meno possibile, il sito Skuola.net | Ripetizioni.it – piattaforma di riferimento in Italia per le lezioni private in presenza e a distanza – ha interpellato Giuseppe Leone, esperto in DSA, che partendo dalla sua esperienza quotidiana può dispensare dei consigli davvero utili.
Che cosa si intende per DSA?
“I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative e marcate difficoltà relative all’uso o all’acquisizione di una certa abilità (lettura, scrittura e calcolo). Tali disordini non sono dovuti al fatto che il bambino si sia trovato in condizioni che gli hanno pregiudicato tali apprendimenti ma presentano una fisionomia intrinseca e specifica di una certa abilità”.
Come si capisce se uno studente ha un DSA?
“Come detto precedentemente, il DSA riguarda delle difficoltà nell’uso o acquisizione di una certa abilità. Spesso, il “campanello d’allarme” proviene dai docenti o dai genitori, i quali potrebbero accorgersi che il bambino, rispetto agli altri studenti, legge con minore velocità, commette un numero elevato di errori nella lettura, scrive in modo scorretto e/o semi incomprensibile, nelle prove di matematica presenta una prestazione pressoché insufficiente. Il “campanello d’allarme” si presenta in quanto i genitori e i docenti sono consapevoli di poter escludere che tali deficit siano dovuti a scarsa o cattiva istruzione. Segue il rinvio a uno specialista che si occuperà della diagnosi, in cui il focus è sulla discrepanza tra un’abilità cognitiva compromessa rispetto all’età cronologica e il funzionamento intellettivo generale nella media”.
Che cos’è un Piano didattico personalizzato (PDP) e come dovrebbe essere messo a punto?
“Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) rappresenta uno strumento altamente utile nel momento in cui si programmano attività didattica per un DSA. In sintesi, è un documento all’interno del quale, oltre alle generalità dell’alunno e i dati relativi alle abilità di lettura, scrittura e calcolo desumibili dalla diagnosi (a cui segue una certificazione ex legge 170), sono presenti le strategie di insegnamento che il corpo docente adotterà e le strategie compensative e dispensative specifiche per l’alunno. Le misure compensative vanno a bilanciare le difficoltà causate dal disturbo; ad esempio, uno studente con diagnosi di dislessia potrà utilizzare la sintesi vocale per agevolare la lettura dei tesi. Quelle dispensative esonerano lo studente da alcuni compiti, i quali potrebbero risultargli particolarmente gravosi a causa del disturbo. Il PDP viene messo a punto, con diagnosi alla mano e in un’ottica di facilitazione degli apprendimenti, tenendo conto di dover compensare le difficoltà dell’alunno e dispensarlo da alcune attività”.
Che tipo di ausili a livello didattico sono applicati per gli studenti con questi disturbi?
“Gli ausili che è possibile utilizzare per uno studente DSA sono molteplici e dipendono dal tipo di disturbo. In linea generale, la gerarchizzazione delle informazioni, l’uso di mappe e schemi sono indicati per tutti i DSA. Vi sono ausili specifici che possono risultare funzionali. Ad esempio, per la dislessia vi è la sintesi vocale, per la disortografia vi è la videoscrittura e per la discalculia lo studente potrà utilizzare la calcolatrice ed avere con sé formulari o supporti simili”.
Quanto serve un tutor specializzato per accompagnare questi ragazzi nello studio?
“Un tutor specializzato risulterà molto utile non solo per accompagnare gli studenti ma, soprattutto, per sostenere il loro processo di apprendimento. Spesso, infatti, nonostante il funzionamento intellettivo generale sia intatto, non possiamo escludere la presenza di problematiche emotivo-motivazionali legate allo studio a cui docenti e genitori oltre che lo studente stesso dovranno far fronte. In tal senso, il tutor risulterà un facilitatore e sostenitore”.
Quali sono i benefici di un tutor specializzato per questi studenti?
“Un tutor esperto in DSA aiuterà lo studente a comprendere come utilizzare gli strumenti compensativi specifici per il suo caso e lo guiderà nell’acquisizione di un corretto metodo di studio, spesso deficitario. Inoltre, grazie al rapporto 1:1, che potrebbe mancare nella scuola in quanto il docente deve relazionarsi con l’intero gruppo classe e lo studente DSA non ha un docente di sostegno (si ricordi che il DSA fa capo alla legge 170 e non 104), il tutor potrà lavorare anche sugli aspetti emotivi e motivazionali legati allo studio”.
Quali differenze ci sono tra tutor specializzati e non specializzati nella gestione dei DSA?
“Un tutor specializzato in DSA, rispetto ad uno non specializzato, saprà affrontare le difficoltà specifiche del ragazzo, programmare attività di supporto, potenziamento con maggiore cognizione di causa oltre che riconoscere prontamente gli errori compiuti dallo studente. Ad esempio, gli potrebbe essere chiesto dai docenti di implementare delle attività di potenziamento per la discriminazione lessicale. A mio avviso, è impensabile poter programmare tali attività senza sapere che a monte delle problematiche di lettura dello studente vi sono deficit nella conversione grafema-fonema”.
Da Tutor, ci può spiegare quali strategie attua con ragazzi affetti da DSA?
“In primo luogo, dedico del tempo alla lettura della diagnosi e del PDP. Successivamente, mi focalizzo sul comprendere le problematiche dello studente relative al metodo di studio. Se il metodo da lui utilizzato è poco funzionale, provvedo a programmare una serie di incontri volti al potenziamento del metodo di studio tramite strategie basate sulla letteratura scientifica. In seguito, ci si dedica a supportarlo nell’esperienza di apprendimento e studio tenendo a mente quali strumenti compensativi e dispensativi utilizzare e come utilizzarli”.
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