Dopo i ballottaggi. Gelmini in campo?

Dopo la sconfitta dei candidati sostenuti dall’attuale coalizione di maggioranza nei ballottaggi, soprattutto quello di Milano – che ha segnato anche l’insuccesso personale del presidente Berlusconi, impegnatosi in prima persona nella sfida elettorale – si è aperta una fase di incertezza, che potrebbe riverberarsi sugli equilibri e sulla composizione del governo. Una prima conseguenza del terremoto politico determinato dall’esito dei ballottaggi è stata la nomina di Angelino Alfano, attuale ministro della Giustizia, a segretario del Pdl, incarico a tempo pieno che comporterà la sua sostituzione nella squadra di governo.

Tra le ipotesi circolate per la delicata poltrona di via Arenula ha preso quota anche il nome di Mariastella Gelmini, avvocato come Alfano, sua coetanea e altrettanto affidabile agli occhi del premier. Per ora solo una delle voci del toto nomine, che rafforza in ogni caso il suo peso politico all’interno del Pdl.

Molto dipenderà dalle prospettive di durata del governo, o meglio dell’attuale maggioranza che lo sostiene: un passaggio di Gelmini dal ministero dell’Istruzione a quello della Giustizia avrebbe senso solo se la legislatura arrivasse alla sua scadenza naturale del 2013. Altrimenti, in caso di elezioni anticipate, per esempio alla primavera del 2012, i vantaggi per Gelmini sarebbero modesti, anzi negativi: non porterebbe a termine la riforma dell’università, che si giocherà nei prossimi sei mesi, e non avrebbe il tempo per realizzare quella della Giustizia, che richiede almeno due anni. E lascerebbe a metà le riforme sul versante scolastico. Della sua esperienza di governo resterebbero principalmente i tagli di organico. Non conviene né a lei né al governo di cui fa parte.