Domande e risposte sulla scuola paritaria, che è pubblica

Ecco che cos’è difficile in quest’epoca: gli ideali, i sogni e le belle aspettative non fanno neppure in tempo a nascere che già vengono colpiti e completamente devastati dalla realtà più crudele. È molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perché sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo tuttora all’intima bontà dell’uomo. Mi è proprio impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria e della confusione. Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre più forte il rombo che si avvicina, che ucciderà anche noi, sono partecipe del dolore di milioni di persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto tornerà a volgersi al bene, che anche questa durezza spietata finirà, e che nel mondo torneranno tranquillità e pace. Nel frattempo devo conservare alti i miei ideali, che forse nei tempi a venire si potranno ancora realizzare!

Anna Frank, Diario

L’annuncio del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di aver trovato il modo di estendere anche agli istituti paritari i fondi PON, ovvero progetti per circa 3,8 miliardi, come prevedibile ha destabilizzato quanti ancora sono intrisi di ideologia.
 “A settembre sono previsti oltre 200 mila supplenti, un caro libri alle stelle, classi pollaio, dirigenti costretti a lavorare su un numero imprecisato di scuole ed il Ministro Valditara si vanta di aver convinto l’Europa a spostare i fondi Pon sulle scuole paritarie, che troppo spesso fanno rima con diplomifici‘”, commenta il capogruppo del M5S in commissione Istruzione alla Camera Antonio Caso.

Tanta non conoscenza è offensiva per le scuole pubbliche paritarie, che in modo generoso da decenni servono il Paese per non condannarlo al monopolio educativo. Lo fanno indebitandosi per formare intere generazioni. E’ incomprensibile – e preoccupante – come un parlamentare possa ignorare una verità che non può non conoscere, essendo ormai un patrimonio nazionale. Come pure è inammissibile che non sappia che i diplomifici sono 92 su 12.096 scuole (meno dello 0,8%), ben individuati dalle autorità scolastiche, da cui tutti i cittadini onesti si aspettano un intervento simile a quello dei Romani nei confronti di Cartagine. Dopo un legittimo moto di preoccupazione per una cultura così statalista e lesiva della dignità di molti, decido di rispondere punto per punto. E lo faccio in modo elementare, a domande e risposte, per aiutare a colmare gap culturali imperdonabili.

Qual è il numero degli allievi della scuola pubblica statale e pubblica paritaria?

Poiché occorre basarsi su dati precisi e incontrovertibili, rimando alle cifre riportate nella Tabella n.1 che fornisce un quadro dettagliato e chiaro per rispondere alla domanda. I numeri, con tutta la loro evidenza, delineano perfettamente la situazione attuale.

Qual è il costo medio per singolo allievo, previsto dallo Stato?

Nella Tabella n. 2 viene indicato il cosiddetto Costo Medio Studente (CMS), così come indicato ogni anno con apposita circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il CMS indica il costo che deve avere l’istruzione annua, per allievo, a seconda dei diversi ordini di istruzione.

L’introduzione di questo dato è stato un passaggio epocale per la scuola italiana. Grazie a questo dato, infatti, è possibile comprendere

  • lo spreco dei denari pubblici, ossia le tasse dei cittadini, per gli allievi della scuola pubblica statale
  • quali sono le scuole pubbliche paritarie che lucrano, chiedendo rette più alte del CMS
  • quali sono le scuole pubbliche paritarie che, non volendo dividere la società e desiderando essere accessibili ad una fascia il più ampia possibile di famiglie, chiedono rette inferiori al CMS, avendo come unico vincolo la sostenibilità economica dell’opera e, pertanto, la possibilità di tenere aperte le scuole

Infatti ogni allievo della scuola pubblica statale costa, nella realtà, allo Stato (mi ripeto: in tasse dei cittadini) tra gli 8.000 euro e i 10.000 euro annui. Come si vede, il costo è ben maggiore rispetto al Costo Medio Studente.

Domandiamoci adesso: quanto costa allo Stato Italiano (sempre: in tasse dei contribuenti) ogni allievo della scuola pubblica paritaria? Ebbene, il costo si colloca tra euro 500 ed euro 600 annui. Questo è il motivo per il quale le scuole pubbliche paritarie sono costrette a chiedere una retta che si aggira tra euro 2.500 ed euro 5.000 annui: come si vede, si tratta di cifre comunque inferiori al Costo Medio Studente. Ne consegue che

  • le famiglie pagano due volte: le tasse allo Stato, per un servizio del quale non usufruiscono (perché non risponde alla loro coscienza di genitori, garantita dalla Costituzione), e la retta chiesta dalla scuola paritaria che hanno scelto conformemente sì alla loro coscienza, ma non liberamente (cioè con un vincolo economico), per i loro figli
  • i Gestori delle scuole pubbliche paritarie si indebitano, poiché le rette chieste alle famiglie sono inferiori al Costo Medio Studente, e lo sono per favorire la libertà dei più poveri

La scuola paritaria rappresenta un costo per lo Stato italiano, ovvero per le tasche dei cittadini?

Assolutamente no! Per le ragioni sopra indicate è chiaro che le scuole paritarie sono invece il miglior finanziatore dello Stato per una cifra pari a euro 5.141.342.841,92 annui:

E’ uno dei tanti paradossi italiani, frutto, come tutti i paradossi, di miopi ideologie e di sterili rivendicazioni. Ancora: nel caso in cui le 12mila scuole paritarie dovessero cessare la loro attività, lo Stato dovrebbe ricollocare 800.000 allievi nella scuola statale. E’ evidente che la scuola pubblica statale non può accogliere un simile numero di allievi, come ci ha dimostrato recentemente il covid. Non dobbiamo, infatti, dimenticare la nostra storia, una storia recentissima, tra l’altro. Quando, a causa della pandemia, molte scuole paritarie, soprattutto nelle regioni meridionali, furono costrette a chiudere per il forte indebitamento e l’impossibilità per i genitori di pagare la retta, gli studenti si sono riversati nella scuola pubblica statale che, chiaramente, non ha retto il colpo. Di conseguenza il tasso di abbandono scolastico è aumentato in modo netto. La storia dovrebbe insegnare qualcosa.  Altro aspetto da non dimenticare: spesso le scuole statali non sono presenti dove vivono gli allievi.

Pertanto ci si troverebbe di fronte ad un copione già scritto: lo Stato dovrebbe chiedere ai cittadini italiani tasse per euro 5.819.076.219,32 allo scopo di assorbire gli allievi e almeno euro 6.000.000.000 per costruire nuove scuole statali.  Ci si troverebbe di fronte ad una situazione che potremmo definire da Apocalypse now in quanto:

  • il danno economico per lo Stato sarebbe enorme e, soprattutto, illogico in punta di diritto e di economia
  • si verificherebbe un impoverimento culturale formidabile (uso questo aggettivo nel suo significato etimologico di pauroso, temibile) per la perdita di scuole ispirate a progetti educativi secolari, nati per il bene della società e per la promozione della persona
  • il pluralismo educativo andrebbe distrutto a tutto vantaggio del monopolio educativo dello Stato. Esattamente ciò che avviene negli stati con regimi totalitari.

Arrivati a questo punto, chiariamo e ci chiediamo: solo la scuola statale è pubblica?

Stessa risposta: assolutamente no! Innanzitutto, la legge 62/2000 ha istituito il Sistema Pubblico dell’Istruzione, formato dalle scuole statali e dalle scuole paritarie. Entrambe, quindi, pubbliche ai sensi di legge. La legge 62/2000 ha risposto, a distanza di cinquant’anni, a quello che la Costituzione già aveva previsto. Inoltre l’Europa in più occasioni ha ricordato che pubblico non è sinonimo di statale, ma pubblico è tutto ciò che va a beneficio dei cittadini. Pertanto, lo ribadiamo: anche la scuola paritaria è pubblica e i genitori, gli studenti e i docenti che la scelgono devono godere degli stessi diritti e rispondere agli stessi doveri di chi ha scelto la scuola statale. Senza pagare due volte.

Le scuole paritarie sono dei diplomifici?

Come emerso dall’indagine seria e coraggiosa di Tuttoscuola, i diplomifici esistono (nella misura dello 0,8% delle scuole paritarie) e sono facilmente individuabili e perseguibili se non si teme di mettersi contro la malavita. Si, perché i diplomifici nascono e sono mantenuti da logiche malavitose. Il diplomificio si riconosce dal mancato rispetto dei requisiti previsti dalla L. 62/2000 che al contrario sono rispettati dalle “vere” scuole paritarie. Quindi i controlli ministeriali periodici da parte di ispettori ben formati e impermeabili a pressioni interne ed esterne, possono facilmente individuare i diplomifici e chiuderli. Questi hanno classi a piramide rovesciata, non pagano i docenti, non rispettano le normative sulla sicurezza, vendono i titoli a cifra da 10mila euro. E’ una calunnia grave, ancor più se pronunciata da un rappresentante del Parlamento, associare le scuole paritarie a diplomifici.

In cosa consistono le due libertà che entrano in gioco quando si parla di scuola: di educazione e di insegnamento?

Libertà di educazione significa semplicemente garantire ai genitori la libertà di scegliere la scuola per i propri figli, senza alcuna discriminazione economica. Una scuola, ovviamente, che sia conforme ai propri principi educativi. Ogni scuola pubblica, statale e paritaria, è tenuta ad avere il PTOF, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Il genitore, una volta conosciuta l’offerta formativa delle scuole presenti sul territorio in cui abita dovrebbe essere libero di scegliere: se l’offerta formativa della scuola statale lo soddisfa, scuola statale sia; se l’offerta formativa della scuola paritaria lo soddisfa, scuola paritaria sia. Ovviamente sotto lo sguardo garante dello Stato. Attualmente lo Stato italiano è gestore pressoché unico del servizio di istruzione e controllore di se stesso. Questo non va bene, perché significa monopolio educativo, tipico dei regimi. La scuola invece deve essere libera, per tutti: studenti, genitori, docenti. Attualmente anche la libertà di insegnamento non è garantita: se un docente decide di svolgere il proprio servizio presso una scuola pubblica paritaria, deve accettare, a parità di titoli, uno stipendio inferiore rispetto al collega della statale. Questo perché gli stipendi dei docenti delle scuole paritarie sono a carico degli Enti gestori che, per garantire la continuità dell’opera, non riescono a garantire un trattamento economico pari a quello statale. Ecco, dunque, perché la libertà di insegnamento non è garantita.

Chiarito quanto sopra, cosa si può fare, dunque, per salvare il pluralismo educativo, cuore pulsante di ogni democrazia?

La risposta è semplice: occorre fare esattamente ciò che avviene in Europa e nel mondo, dittature escluse, ovviamente, ossia garantire ai cittadini – che hanno già pagato le tasse – il diritto di apprendere secondo coscienza senza costi aggiuntivi. In tutti i Paesi europei i cittadini scelgono liberamente fra una scuola statale e una scuola paritaria, entrambe pubbliche, a costo zero, avendo già pagato le tasse. Si tratta di un modello che favorisce il pluralismo, la libertà di scelta educativa dei genitori, il diritto di apprendere degli studenti, la libertà di insegnamento dei docenti, in sostanza un sistema scolastico di qualità, con rendimenti scolastici ai primi posti Ocse Pisa. Non è un caso che in quelle regioni in cui sono state avviate politiche a sostegno della libertà di scelta educativa dei genitori, i risultati degli apprendimenti sono in linea con gli standard europei. La scuola potrebbe quindi tornare ad essere un vero ascensore sociale grazie anche ad una imposizione fiscale più equa ed efficiente.

Quali sono i passi da compiere nell’immediato?

Si badi bene: la scuola pubblica paritaria non chiede soldi per sé ma chiede che sia riconosciuta ai genitori una quota da spendere per l’istruzione dei figli, una quota che può essere spesa presso una scuola pubblica statale o una scuola pubblica paritaria, all’interno di una attenta rendicontazione e sotto lo sguardo dello Stato, controllore e garante e non più gestore pressoché unico del sistema di istruzione e controllore di se stesso. Occorre, dunque, garantire alle famiglie che scelgono la scuola paritaria il 70% del Costo Medio Studente. La spesa, a regime, è di euro 3.460.000.000,00: da spesare euro 1.000.000.000,00 nella prossima legge di Bilancio, il resto nelle tre leggi di Bilancio successive.

E’ impensabile che ciò non avvenga: in tempo di fondi PNRR non è ammissibile che si preferisca la chiusura delle scuole paritarie con un costo per lo Stato e i cittadini in primis di € 5.141.342.841,92. 1Mld oggi o 5,2Mld domani e 6Mld dopo domani?

La legge di bilancio 29 dicembre 2022, n. 197 per l’anno finanziario 2023 ha assegnato sul cap. 1477
complessivamente € 646.230.089,00.
Rispetto al costo stimato risulterebbe ancora da finanziare circa l’80% del fabbisogno pari a

€ 2.813.935.610,80. Ipotizzando uno stanziamento costante negli anni di € 500.000.000 è possibile stimare una graduale copertura del costo calcolato come segue:

La fiducia che prevalga il buon senso, che si guardi ai dati e alle cifre, che si anteponga il bene dei cittadini, che le visioni ideologiche, partitiche, divisive non abbiano la meglio, ancora, nonostante tutto, rimane.

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