Docenti tutor, parlano gli psicologi: ‘Venti ore di formazione non bastano a sostituire i professionisti di cui hanno bisogno i ragazzi’

Nuove polemiche attorno alla figura del docente tutor. Stavolta a gettare benzina sul fuoco è il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi che commenta negativamente le affermazioni del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera ripresa anche da Tuttoscuola: “L’Istituto Superiore della Sanità ci ha detto che un adolescente su due è a rischio: cosa si vuole aspettare?”, dichiarano gli psicologi in una nota.

L’affermazione che li ha indignati, in particolare, fa riferimento alla formazione dei docenti tutor. Perché, chiaramente, i docenti che decideranno di ricoprire il ruolo di tutor dovranno essere formati. Per loro, più precisamente, si parla di 20 ore di formazione. “E’ una sperimentazione – ha precisato Valditara nel corso dell’intervista – , sono previste ulteriori attività di aggiornamento: partiamo così e poi lo vorrei mettere nel contratto. I docenti seguiranno lezioni di psicologia e pedagogia, con esame finale”. 

Le affermazioni del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera, suscitano più di qualche perplessità e preoccupazione“, scrive in una nota il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari, e  il gruppo di esperti della “Task force Scuola” del Cnop guidata dalla prof.ssa Daniela Lucangeli.

Davvero – continua la nota – secondo il ministro sono sufficienti 20 ore di formazione aggiuntive per i docenti, con qualche ora di psicologia, per sostituirsi ai professionisti di cui necessitano le nostre ragazze e i nostri ragazzi nelle scuole? Tutto il mondo della scuola chiede da tempo una presenza qualificata di psicologi per la promozione delle risorse dei ragazzi, per l’ascolto e la prevenzione, per supportare il personale scolastico. Ieri l’Istituto Superiore della Sanità ci ha detto che un adolescente su due è a rischio: cosa si vuole aspettare?”.

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