Docente tutor, Valditara: ‘Avvieremo formazione specifica’. Ma per i sindacati la figura merita una riflessione

Tutoraggio degli alunni, rapporto con le famiglie, azione di orientamento e cura della documentazione del percorso degli studenti. Sono queste le funzioni principali che caratterizzeranno il lavoro del docente tutor descritto dalle Linee guida per l’orientamento. Funzioni che, come abbiamo già fatto notare noi di Tuttoscuola, ricordano quelle di una figura molto simile al nuovo docente tutor, ma più vecchia di circa vent’anni e definita dal decreto legislativo 59/2004. Allora i sindacati la ostacolarono in quanto, per loro, metteva in discussione l’unitarietà della funzione docente. E oggi la storia rischia di ripetersi. 

A spiegare meglio il ruolo che avrà questa nuova figura è il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero: “Il docente – dichiara il Ministro  -, dovrà avere una formazione particolare (ed anche essere pagato di più, e dovrà, in team con gli altri insegnanti, seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche di quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare“. Da quando? “Dal prossimo anno scolastico – annuncia Valditara -, nel contempo avvieremo gradualmente una formazione specifica”.

Ma i sindacati non sembrano essere entusiasti. Elvira Serafini, segretaria generale SNALS-Confsal, in una nota spiega infatti come ritenga che la figura del docente tutor, nei termini in cui è stato annunciato dal ministro dell’istruzione Valditara, meriti una seria riflessione. Il contratto vigente considera la funzione docente in maniera unitaria e non c’è traccia alcuna di una funzione tutoriale riservata solo ad una parte dei docenti. Tra l’altro, la responsabilità didattica ed educativa appartiene al collegio dei docenti che dovrebbe in totale autonomia procedere alle scelte organizzative più coerenti con i bisogni educativi di studentesse e studenti“.

“Sul piano pratico i compiti tutoriali sono esercitati, come è giusto che sia, da tutto il team docente. Anche in questo caso avremmo preferito che il ministero avesse avviato un confronto con le parti sociali prima di imporre dall’alto soluzioni organizzative che rientrano nelle prerogative delle scuole, le quali esercitano la loro funzione in piena autonomia dovendo rispettare solo le norme generali ed principi fondamentali delle norme in materia di istruzione“, conclude Serafini.

Andrebbero disegnate con cura le caratteristiche di questa figura che dovrebbe essere, non solo formata, ma di comprovata esperienza e con almeno una ventina di anni di insegnamento effettivo – aggiunge Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams -. Allo stato attuale non sembra, a partire dalla cronica scarsità di risorse, una semplice passeggiata”. 

“Sarebbe auspicabile che ci fosse una partecipazione attiva con le forze sociali – commenta Ivana Barbacci (Cisl Scuola) – mi aspetto che il ministro Valditara ci convochi per concertare queste nuove figure che ha in mente, soprattutto perché sono figure che vanno contemplate dal contratto, serve una regolamentazione dei carichi di lavoro e dei compensi, serve un intervento organico e non a spotDopo un primo approccio positivo relativo alla chiusura del contratto ci sentiamo nella necessità di aprire un tavolo per dare voce, sostanza, partecipazione e condivisione alla necessità di nuove figure professionali nella scuola. In realtà ce ne sono già, già oggi i consigli di classe si prendono cura delle situazioni più complesse. In alcuni casi le risorse del PNRR non sono destinabili al personale in servizio ma solo esterno. Incontriamoci, parliamo delle idee del nuovo ministro, rendiamole compatibili con i percorsi e partecipiamo ad un nuovo modo di approcciare la scuola in maniera più personalizzata“, conclude la dirigente sindacale.

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