Discriminazione e inclusione: il glossario

Siamo nel 2022 eppure ancora oggi spesso si sentono tante persone, anche a scuola, usare le parole in modo improprio nei campi più delicati. Ecco dunque che risulta essere di grande utilità il breve “glossario su discriminazione e inclusione” che spiega quali sono le espressioni che sono da preferire rispetto ad altre e perché. Realizzato da CBM Italia – organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità evitabile e nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia –  è un prontuario dei  termini più usati nell’ambito della discriminazione e dell’inclusione.

Per avere sempre presente il loro significato e l’impatto che le parole possono avere nella comunicazione e nella relazione tra le persone, il prontuario elenca anche le espressioni più impiegate, spesso in modo scorretto, nell’ambito della disabilità, affiancandole a quelle che dovrebbero essere usate per evitare discriminazioni, offese e pregiudizi.

Per esempio, spesso si dice “disabile” ma è un errore: bisogna dire “persona con disabilità”, espressione che mette al primo posto la persona e, solo come sua caratteristica, la disabilità (person first language) oppure spesso si dice “persona disabile”, espressione che mette in evidenza la disabilità come caratteristica identitaria (identity first language). Ogni individuo, prima di essere, per esempio, cieco, è prima di tutto una persona, un essere unico e irripetibile. Cerchiamo di evitare le generalizzazioni, riducendo le persone a categorie omogenee, senza distinzioni: “voi donne”, “voi uomini”, “voi disabili”. In generale, evita di usare la parola “anormale” per descrivere le persone. La disabilità è una condizione, uno stato, una caratteristica. Ecco perché il termine disabile e quelli che indicano i tipi di disabilità (per esempio, cieco, sordo, etc.) vanno usati come aggettivi e non come sostantivi. La disabilità è una caratteristica, è una delle possibili condizioni in cui un essere umano può trovarsi. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2006), la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con disabilità e il contesto in cui vive e che ne limita attività e possibilità con barriere ambientali, culturali, sociali. La disabilità è una condizione che è possibile migliorare con strumenti e dispositivi adeguati.

Espressioni come “diversamente abili” o “speciali”, anche se ben intenzionate, possono essere ricevuti come condiscendenti, compassionevoli o offensive. Le persone con disabilità rivendicano il loro diritto ad essere persone ordinarie, non supereroi! L’utilizzo di una comunicazione adeguata e rispettosa (parole e azioni) è un importante gesto di consapevolezza verso una cultura dell’inclusione da condividere e applicare ogni giorno.

Evitare l’espressione “persona con handicap”, “persona portatrice di handicap” o peggio “handicappato”: ha un significato scorretto, oltre che negativo, offensivo e mira a sminuire la persona a cui si riferisce. Inoltre, handicap non è sinonimo di disabilità ma è uno svantaggio causato da un determinato contesto/situazione. Per una persona con disabilità l’handicap può essere rappresentato da un ambiente non inclusivo (per esempio una scala senza rampa rispetto a una persona con disabilità motoria) che non ha caratteristiche fisiche, cognitive, psichiche o sensoriali adeguate

Il termine deficit viene spesso confuso o usato al posto di handicap, ma il primo si riferisce alla persona, il secondo al contesto. Per una persona con disabilità, il deficit può essere rappresentato dalla situazione biologica che deriva da una malattia, da un trauma o che è presente dalla nascita. Tuttavia, l’espressione “persona con deficit” non va utilizzata perché fa riferimento solo alla condizione di salute di un individuo, mentre “persona con disabilità” connota il rapporto tra l’aspetto medico e quello bio-psico-sociale dell’ambiente e del contesto in cui l’individuo vive.

In tema di discriminazione, il glossario definisce l’abilismo: discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, da considerarsi al pari delle altre discriminazioni verso  specifiche categorie sociali: razzismo, sessismo, omofobia, eccetera. Il termine deriva dall’idea secondo cui le persone con disabilità siano inferiori (meno abili, meno dotate) delle persone senza disabilità.  

Attenzione a non usare il termine carrozzella come sinonimo di sedia a rotelle, ma carrozzina. La carrozzella è, infatti, quella trainata da cavalli come attrazione nelle città turistiche.

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