DIRITTO E CITTADINANZA

In un precedente contributo, nella prospettiva di un’identità europea più da costruire che da riconoscere, è stato sollevato il problema del rinvenimento dei connotati che nel tempo hanno disegnato il profilo di un’area non unicamente geografica ma anche culturale del mondo. Questi connotati,si è detto,si evidenziano attraverso la storia dei movimenti culturali che hanno interessato molti paesi collocati nel Continente europeo. La storiografia ha tentato,anche con successo,di indicarne l’evoluzione,le dinamiche, i significati,con il proposito di accertarne la specificità e, quindi, ciò che ha fatto e fa la differenza rispetto ad altri processi, ad altre tendenze, ad altri eventi.

Quando ci si è interrogati su un possibile “démos europeo” nella formazione,si è,poi,osservato che la strada da percorrere per scoprirne l’esistenza sta nel togliere la polvere da quella cultura non materiale dietro la quale si celano linguaggi, valori, conoscenze comuni.

Una magnifica opportunità per porsi su questa strada,l’unica possibile per scansare la retorica dei simboli che spesso vengono eretti per mascherare una inesistente o fragile unità europea,ci viene offerta dal contributo che A.Schiavone,insigne studioso e maestro del diritto,mette a nostra disposizione con il libro “Ius. L’invenzione del diritto in Occidente”,nelle Edizioni Einaudi.

Non è, per la verità, la prima volta che si sostiene la tesi di un’Europa costruita, tra l’altro, sulle radici del diritto romano.Già Giovanni Reale,ricordando l’opera filosofica di K.Wojtyla “Persona e atto” scritta nel 1969,aveva posto in luce,nel suo volume “Radici culturali e spirituali dell’Europa”,la capacità data all’uomo europeo di instaurare rapporti con gli altri uomini intesi come persone,in maniera complessa e costruttiva. Questa capacità,che si tradurrà nel tempo anche in solidarietà,ossia nella “disponibilità degli uomini a svolgere la parte che compete loro all’interno di una comunità,per il bene di tutti,senza invadere il territorio in cui si esplicano le parti che spettano ad altri” da dove trarrebbe origine? Si può ragionevolmente supporre che le sue basi vadano rinvenute nell’idea stessa del diritto coltivata dai romani;idea che si configura autonoma rispetto ad altre categorie culturali-la morale,la politica-e che diviene una peculiarità dell’Occidente,sostiene Schiavone,ma potremmo aggiungere una peculiarità dell’Occidente europeo,zoccolo duro sul quale si costruiranno nel tempo procedure e valori,nell’insieme,sicuro patrimonio anche di quelli che poi diverranno i diritti dell’uomo,i diritti della modernità sanciti in forma scritta o meno nelle Costituzioni di molti paesi.

E quando, come osserva sempre Schiavone, si assisterà, forse con l’avvento dei regimi totalitari, al declino, nel ventesimo secolo,non tanto dell’idea del diritto quanto del suo corretto esercizio, e si registrerà la negazione dei diritti della persona, ecco, allora, una buona occasione per non assistere negligentemente e passivamente al loro tramonto; ecco, allora, un’opportunità ineguagliabile di riaffermazione dell’uomo europeo che ha molto ancora da dire agli altri uomini di questo pianeta,consegnati spesso al profitto,all’egoismo,alla defezione dall’incivilimento, alla negazione delle regole.

Il dibattito educativo potrebbe riuscire nell’intento di risvegliare questa consapevolezza, la consapevolezza di un ruolo e di un protagonismo culturale capace di condurre i giovani a riscoprire nella “geografia dei sistemi giuridici moderni i sottili meccanismi e gli austeri principi di quell’ordine venuto da un remoto passato e che sarebbero stati chiamati a svolgere un ruolo decisivo fin quasi ai nostri giorni”.

Occorre riacquisire l’idea dello “ius”,del diritto anche non scritto,oltre la “lex”,il diritto positivo non sempre in linea con il primo;l’idea di un diritto fondamentale a difesa della persona,contro il sopruso e la sopraffazione,contro le disparità e le disuguaglianze sancite,contro la negazione della libertà. Non sempre le indicazioni dei programmi scolastici riescono nell’intento di far declinare questa consapevolezza del diritto sui principali temi e problemi che interessano e toccano l’uomo contemporaneo; e non sempre viene ricordato ai giovani che su questo crinale passa la stessa idea di un’Europa che trova in questa specificità un motivo di esclusività e di privilegio. Forse,è il caso di intraprendere più decisamente questa strada,per dare un senso reale ma anche un forte significato ideologico a quella che viene chiamata l’educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza.