Dirigenti scolastici. Se quarant’anni vi sembran pochi…

Le Confederazioni CIDA, Confedir-Mit e Cosmed, che rappresentano buona parte dei dirigenti pubblici, compresi quelli scolastici, contestano l’art. 72 del decreto legge sulla finanza pubblica, n. 112/2008, che contiene fra l’altro una norma che rimette alla decisione discrezionale dei vertici politici il mantenimento in servizio o il pensionamento di tutti i dirigenti con almeno quarant’anni di contributi versati.

Secondo la CIDA, cui aderisce l’ANP, questa norma “è peggio dello spoils system, perché oltre la metà dei dirigenti resteranno in servizio sotto la spada di Damocle del licenziamento e, perciò, esposti ad ogni possibile pressione e ricatto da parte degli organi politici“.

I sindacati dei dirigenti protestano perché il pensionamento coatto di molti dei loro soci più anziani, ma anche più esperti, comporterebbe la decapitazione di molti uffici dirigenziali in tutta la PA e nella scuola, e comunque costituirebbe una “sostanziale violazione del diritto di ciascuno all’esercizio della funzione ed alla conseguente retribuzione fino al raggiungimento dei limiti di età finora previsti dalla legge e dai contratti collettivi“.

La protesta sembra comprensibile soprattutto per il primo aspetto (la fuoruscita dalla PA di dirigenti capaci e collaudati), meno per il secondo, che si pone oggettivamente in contrasto con l’esigenza di immettere nei diversi settori della Pubblica Amministrazione, e anche nella scuola, forze fresche e più aperte all’innovazione.

In futuro, fra l’altro, i nuovi dirigenti scolastici saranno reclutati con un unico concorso, valido per tutti i tipi di scuola, e centrato sulle competenze di carattere manageriale richieste dalla scuola dell’autonomia: figure professionali molto diverse da quella dei “vecchi” presidi, più legati alla valenza educativa della leadership scolastica.