Dirigenti generali di fine legislatura

Il merito. Un valore molto proclamato dall’attuale maggioranza all’inizio della legislatura. Si insisteva per introdurre criteri di merito nella carriera dei dirigenti, dei docenti, del personale amministrativo. Il tutor, che così tanto ha fatto discutere, è nato da questo brodo di coltura. Come dallo stesso brodo sono nate le proposte di legge ormai abortite sulla revisione dello stato giuridico dei docenti e che introducevano una ‘carriera’ docente.
Niente di male se si fosse fatto sul serio, e si fosse avviata una stagione che si ponesse in seria discontinuità con quell’egualitarismo che lo stesso Bertinotti del partito della rifondazione comunista deve ormai riconoscere archeologico. A metà e a fine legislatura, però, il valore del merito si è squagliato come neve al sole. Prima le leggi e le leggine per abilitare in modo riservato chiunque avesse in qualche modo messo piede nelle graduatorie scolastiche. Poi il reclutamento a livello regionale di ‘dirigenti tecnici’ che potevano vantare soprattutto patronati politici dentro i partiti di maggioranza. Adesso, a fine mandato, quale logica nella nomina di nuovi dirigenti generali?