Dirigenti, che stress: il 52% dei presidi a rischio burnout

La scuola italiana sta affrontando un’emergenza di cui non si parla, forse perché “non si tocca”, oppure non la si vuole vedere: il livello di stress e di disagio tra chi lavora nella scuola sta salendo oltre il livello di guardia. Il 52% del personale ha un alto rischio di esaurimento emotivo e il 23% di depersonalizzazione. E’ quanto emerge da una ricerca commissionata dal sindacato Dirigentiscuola e che è stata illustrata lo scorso 25 novembre nel corso dell’evento dal titolo: “Dirigenti scolastici: una professione a rischio? Indagine sul burn out”. L’appuntamento ha avuto lo scopo di mettere in luce le numerose pressioni sociali e burocratiche cui sono sottoposti sistematicamente i dirigenti scolastici. L’indagine è stata svolta tramite questionario e ha riguardato 728 dirigenti, per la maggior parte donne, pari circa al 10% della rappresentanza nazionale.

Già Tuttoscuola, da tempo, aveva posto il tema all’attenzione dell’opinione pubblica e dei media con un documentato dossier, “La scuola che soffre/1. DIRIGENTI, CHE STRESS. Allarme presidi: troppi alunni e troppe incombenze”, che aveva conquistato la prima pagina di quotidiani nazionali, telegiornali, agenzie di stampa e siti. Aumenta il livello di contenzioso, di violenza, di sovraccarico. La scuola è a rischio stress, uno dei malesseri più diffusi del XXI secolo, che può degenerare in burnout. Una mina vagante ormai per i professionisti dell’educazione.

“Essere dirigente scolastico oggigiorno – ha dichiarato il presidente di Dirigentiscuola, Attilio Fratta – vuol dire avere a che fare con responsabilità insormontabili, ricevendo una gratificazione sociale ed economica assolutamente non adeguata, e non paragonabile agli altri dirigenti della pubblica amministrazione”.

“Bisogna riconoscere la Scuola come istituzione” ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenuto all’incontro di Dirigentiscuola. “Nella legge di Bilancio sono stanziati 240 mln e altri 18 mld nel Pnrr, di cui 13 mld per l’edilizia e 5 mld per la riorganizzazione. Il 30 novembre, con il presidente del consiglio, presenteremo il programma di 5 mld, di cui 3 mld destinati ad asili e infanzia, 900 mln per le persone, 400 mln per creare delle scuole innovative, digitali e sostenibili e 500 mln per le ristrutturazioni. I fondi ci sono e la scuola è tra i 4 pilastri fondamentali per il Paese”. 

 

“Sono anni pesantissimi, c’è una difficoltà umana e organizzativa – ha aggiunto il ministro – , secondo i dati c’è il 52% di sofferenza. Dobbiamo impegnarci per uscire da questa fase che pesa su dirigenti, personale e ragazzi. La Dad è stata l’espressione della capacità di reagire e riorganizzare le attività, strumento attraverso il quale è stato possibile tornare oggi alla scuola in presenza. Non buttiamo vita questa cosa. L’Europa è ora nella quarta ondata, non siamo fuori dalla tempesta, ma stiamo tenendo meglio di tutti. La scuola è viva e forte grazie a lavoro e sforzo, – ha concluso Bianchi – perché dalla sofferenza si impara. Questa ricerca mette in evidenza la nostra fatica e tutto il lavoro che continueremo a fare come servitori dello stato”.

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