Diplomifici: riflessioni su un fenomeno che scredita la serietà delle paritarie

La realtà triste e meschina dei diplomifici è stata magistralmente affrontata da Tuttoscuola, in uno speciale dedicato al tema, uno speciale corredato di dati e documentazione ricchi e articolati. Da un punto di vista tecnico, pertanto, poco vi è da aggiungere, se non l’invito ad intervenire in modo drastico con indagini e ispezioni. Ritengo, tuttavia, utile proporre alcune riflessioni per inquadrare il problema e farne percepire, se mai fosse ancora necessario, la gravità.

Innanzitutto per risolvere la questione dei diplomifici, in modo definitivo, occorre che anche in Italia si proceda con la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa da parte dei genitori. Con tale garanzia, infatti, lo Stato non sarebbe più, come lo è attualmente, gestore pressoché unico del servizio d’istruzione, garante del diritto e controllore di sè stesso. In un sistema scolastico libero, nel quale alle scuole è riconosciuta piena autonomia e reale libertà, il ruolo dello Stato sarebbe quello di gestore, certamente, ma non unico, soprattutto lo Stato sarebbe garante e controllore. E i controlli devono avvenire, su tutti i fronti: 1) economico, attraverso una precisa rendicontazione, da parte delle scuole, dei denari che le famiglie avranno loro affidato per l’istruzione della prole. Ovviamente do per scontato che, in un sistema scolastico libero, lo Stato assegnerà alla famiglia una quota capitaria da spendere per l’istruzione presso una scuola pubblica, statale o paritaria, 2) didattico, attraverso la verifica dell’attività svolta in classe, dei registri, dei fascicoli degli studenti, 3) normativo, rispetto ai titoli di studio rilasciati e alla modalità di svolgimento degli Esami di Stato.

E’ chiaro che una simile rete di controlli necessita di un apparato ispettivo, a livello centrale e locale, articolato, formato e dotato di piena libertà di azione e indipendenza di giudizio. Gli ispettori, è facile comprenderlo, si trovano spesso a dover entrare in realtà dalle misteriose connivenze: la denuncia di irregolarità tecniche e amministrative non è cosa facile, richiede coraggio e libertà di azione nei confronti di tutti e di tutto. Pertanto la riforma tanto attesa necessita di una rete di controlli a supporto.

Un’altra osservazione: occorre dare dignità al lavoro dei docenti, tutti. Innanzitutto i docenti dei cosiddetti diplomifici spesso non sono pagati, non hanno contratti, sono pagati solo con il punteggio ai fini delle graduatorie ad esaurimento. In sostanza, i diplomifici sfruttano il dramma del precariato storico, soprattutto nel nostro Mezzogiorno. Ulteriore prova del fatto che il fenomeno del precariato va risolto, va detto ai docenti dove possono lavorare in modo dignitoso. Se non ci fossero precari, certe realtà non esisterebbero. Pertanto mi chiedo, a monte e a margine della questione, come possa essere criticato un provvedimento che pone fine al precariato di 15000 docenti impegnati presso scuole paritarie, quelle serie ovviamente. E, ancora: il fenomeno dei diplomifici disonora il lavoro serio dei docenti. Come può essere tollerato che uno studente a rischio di non ammissione presenti domanda di ritiro entro il 15 marzo e poi lo stesso torni trionfante dai suoi vecchi professori esibendo la promozione a pieni voti? Come può essere tollerato il cosiddetto turismo del diploma, per il quale uno studente di Milano si reca in Campania o in Sicilia per superare l’Esame di Stato o ottenere la promozione all’anno scolastico successivo? Sotto questo aspetto ritengo davvero apprezzabile lo sforzo del Ministro Valditara nel ridare dignità al lavoro dei docenti, troppo spesso oggetto di violenza, derisione, noncuranza. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Il fenomeno dei diplomifici, inoltre, come vado ripetendo da anni, va sradicato perché getta ombre e crea fraintendimenti sulla scuola paritaria tutta. La scuola paritaria non è un diplomificio. La scuola paritaria è scuola pubblica, è scuola seria, è scuola con un proprio progetto formativo e culturale. La scuola paritaria seria deve poter svolgere il proprio servizio ai cittadini. Ci dobbiamo chiedere: perché è giusto che il settore istruzione non sia unicamente nelle mani dello Stato? La risposta è semplice: perché lo Stato che indossa le vesti di unico gestore del servizio di istruzione è lo stato totalitario, ossia quello che vuole indirizzare le menti dei suoi cittadini più giovani, cittadini adulti del domani. Non è un caso che le Costituzioni dei paesi dell’Est Europa, nati dopo la caduta dei regimi comunisti, abbiano posto, tra i principali diritti da garantire, quello della libertà di educazione e che tale diritto sia stato attuato. Questi paesi hanno capito, facendone diretta e drammatica esperienza, che l’educazione dei giovani è considerata come strumento al servizio del potere, da sempre. Allora affermare il diritto alla libertà di scelta educativa vuol dire creare le condizioni per la nascita di più realtà educative, più prospettive sulla realtà, vuol dire che le scuole tutte potrebbero elaborare molteplici progetti educativi da proporre a famiglie, docenti e studenti: una simile libertà porterebbe ad un aumento della qualità dell’offerta formativa, frutto anche di un confronto costruttivo tra docenti, studenti e famiglie.  E sarebbe un’offerta formativa accessibile a tutti, senza alcuna discriminazione economica. Non è un caso che in quelle regioni dove sono state avviate politiche di sostegno alla libertà di scelta educativa, gli standard di apprendimento degli studenti, così come ci dicono i dati INVALSI, siano superiori alla media nazionale e siano in linea con gli standard europei.

Come è possibile che proprio nei territori del nostro Mezzogiorno, dove la percentuale del pluralismo educativo è minima, dove i risultati degli apprendimenti sono di gran lunga inferiori agli standard nazionali e soprattutto europei, ecco, proprio in questi territori sia collocata una percentuale altissima di licei paritari? E’ chiaro che si tratta di realtà colluse, nate per creare opportunità per frodare lo Stato, i docenti, le famiglie, gli studenti. Mi chiedo come sia stato possibile il loro sorgere e come sia possibile il loro perdurare ancora oggi. L’unica risposta è questa: è stato possibile perché il nostro sistema scolastico è iniquo e discriminatorio e lascia spazio a connivenze tra la malavita e alcuni, ripeto alcuni funzionari centrali e locali. A tal proposito mi sia consentito ringraziare ed esprimere la mia stima e la mia solidarietà a tutto il personale ispettivo, fatto di tante persone esperte e competenti, persone che svolgono un compito arduo e davvero talvolta pericoloso. Anche loro sono eroi del nostro tempo, perché svolgono il loro lavoro nel silenzio, a volte in situazioni di grande tensione.

Allora, nuovamente grazie a Tuttoscuola per aver puntato i riflettori su un problema che necessita di una immediata soluzione. Ci vuole coraggio per affrontare determinati temi: la redazione di Tuttoscuola questo coraggio lo ha avuto. E’ un coraggio che nasce dalla volontà di denunciare un fenomeno che offende la nostra società, perché frodare i giovani, lucrare sulla scuola è cosa grave e non degna della nostra democrazia.

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