Diplomati magistrali, il titolo non basta per entare nelle GAE. Quali prospettive di lavoro ora?

L‘Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, dopo l’udienza tenutasi lo scorso 15 novembre, ha pubblicato lo scorso 20 dicembre la sentenza definitiva: il diploma magistrale non è sufficiente per entrare nelle GaE. Anief: ”Brutta pagina nella giustizia italiana“. Ora la palla passa all’Unione Europea. Ma quali sono i motivi che hanno portato alla sentenza del Consiglio di Stato e quali sono poi le prospettive di lavoro per gli esclusi dalle GaE?

«Le pressioni politiche e dell’opinione pubblica hanno colpito nel segno – dichiara Marcello Pacifico, Anief –. La soluzione arriverà dall’Europa, sarà la CEDU a darci ragione e a decretare il giusto diritto alla stabilizzazione di questi docenti. Perché non esistono abilitati di serie A o di serie B e noi chiederemo a gran voce anche una soluzione legislativa che sani le illegittimità perpetrate nei loro confronti. I docenti con diploma magistrale continueranno poi ad essere chiamati dalla seconda fascia delle graduatorie d’istituto come docenti abilitati e a rivendicare il loro giusto diritto all’immissione in ruolo dopo tanti anni di lavoro al servizio del Ministero dell’Istruzione. Il Miur, infine, dovrà rispondere presso i tribunali del lavoro per illegittima reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi di servizio stipulati su posti vacanti con docenti cui è stato precluso l’accesso alle immissioni in ruolo tramite GaE e dovrà risarcirli del grave danno che stanno subendo da anni».

Diversi i motivi che hanno portato il Consiglio di Stato ad escludere i diplomati magistrali dalle GaE. Primo fra tutti, perché molti di questi docenti avrebbero dovuto far valere prima il proprio diritto a essere in graduatoria, e non “ricordarsene” solo quando il Miur ha fatto l’aggiornamento delle graduatorie, valido per il triennio 2014-2017. Se fino a quel momento non c’è stata nessuna volontà o domanda per rimanere in quelle graduatorie, pur sapendo dal 2001/2002 che il proprio diploma era abilitante, come si può pensare che ad un certo punto sia spuntata fuori, solo perché ci si riteneva ingiustamente esclusi? «Deve, pertanto, ritenersi che l’efficacia abilitante (ai fini dell’inserimento nelle graduatorie permanenti prima e ad esaurimento poi) del diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2011/2002 avrebbe dovuto essere fatta valere dagli interessati mediante, in primo luogo, la presentazione di una tempestiva domanda di inserimento e, in secondo luogo, a fronte del mancato inserimento, la proposizione nei termini di decadenza del ricorso giurisdizionale», scrivono a Palazzo Spada.

In secondo luogo i giudici rilevano che «l’inserimento in una graduatoria, destinata a consentire per mero scorrimento lo stabile ingresso nel ruolo di docente, non dovrebbe prescindere da una seria ricognizione dell’esperienza maturata dai singoli interessati, di cui nel caso di specie non sono noti né l’attuale iscrizione nelle graduatorie di Istituto, né l’eventuale, ulteriore percorso formativo seguito dopo il conseguimento (in anni molto risalenti nel tempo) del diploma abilitante». 

Ora quali saranno le prospettive di lavoro per gli esclusi dalle GaE? Soltanto supplenze come iscritti in seconda fascia. Per il ruolo vi sarebbe soltanto il concorso, forche caudine per migliaia che c’hanno provato con il concorso 2016, senza riuscire a superare lo scritto, soprattutto per la scuola primaria.

Certo è che la sentenza del Consiglio di Stato dà maggiori garanzie a famiglie e bambini che non corrono il rischio di trovarsi in cattedra qualcuno che non ha mai insegnato in vita sua. Come noi di Tuttoscuola abbiamo infatti ribadito più volte, per istruire ed educare al meglio le nuove generazioni occorre un sistema complesso il cui fulcro non può che essere la qualità del corpo insegnante. Il ruolo del docente è particolarmente importante per i bambini dell’infanzia e primaria, come afferma in modo unanime una vasta letteratura internazionale. Psico-pedagogisti ed economisti dell’istruzione sono giunti a stabilire correlazioni significative tra la qualità della formazione ricevuta dai bambini nella fascia 3-9 anni e il successo professionale (e anche economico) nella vita adulta. Le scienze cognitive hanno messo in luce la grande plasticità e ricettività del cervello umano soprattutto nei primi anni di vita (0-6, fino a 9 anni), e l’importanza di una stimolazione ricca, continua e scientificamente aggiornata delle funzioni cerebrali legate all’apprendimento e al comportamento, condotta da insegnanti che conoscano e padroneggino queste materie e le relative tecniche, che solo in anni recenti sono diventate in Italia oggetto di ricerca e di didattica a livello universitario.

Il “contenitore” delle GAE – il secondo canale di ingresso in ruolo – nel tempo ha accolto persone con profili variegati. Ci sono insegnanti laureati, anche vincitori di concorso (o “idonei” avendo superato le prove) e docenti con una lunga esperienza sul campo come supplenti annuali o fino al termine delle lezioni, che hanno curato l’aggiornamento professionale. Molti di loro non hanno superato un concorso per maestri e tanti non hanno neppure svolto servizio nella scuola statale. Verosimilmente è da ritenere che in tanti non abbiano mai insegnato. Non vanno colpevolizzati: hanno dalla loro norme e sentenze e fanno bene ad avvalersene. Tra l’altro tra chi ha avuto quel percorso ci saranno sicuramente anche ottimi maestri. Occorre però verificare che egli o ella abbiano – oggi – gli strumenti e le competenze aggiornate per svolgere al meglio il proprio lavoro, e che siano quindi messi nelle migliori condizioni per farlo.