Diplomati magistrali: la fiera delle illusioni

La luna di miele del governo giallo-verde rischia di tramontare rapidamente, oscurata da marce indietro rispetto a promesse fatte durante la campagna elettorale, e da decisioni discutibili come quella della ministra della salute Grillo (che è un medico!) di non ribadire l’obbligatorietà della vaccinazione per i bambini che entreranno tra un mese nei nidi e nelle scuole dell’infanzia.

Tra le promesse elettorali che hanno certamente contribuito al successo degli attuali governanti c’era anche quella di risolvere il problema dei diplomati magistrali ante 2001, ai quali la nota sentenza del Consiglio di Stato aveva precluso l’ingresso nelle GAE e sbarrato le diffuse aspettative di ingresso automatico in ruolo.

La soluzione individuata nel decreto cosiddetto ‘dignità’ – il primo provvedimento volto a rendere esecutive le scelte del governo in materia di lavoro – ha tuttavia deluso tali aspettative, stabilizzando (pro tempore, fino al 2019) solo un piccolo numero degli interessati e collocando tutti gli altri in un gigantesco limbo di aspiranti al quale tutti accederanno tramite un concorso non selettivo (un ossimoro, come l’obbligo flessibile di vaccinazione di Giulia Grillo) che darà luogo a graduatorie che si esauriranno a distanza di decenni.

Graduatorie che, come dimostra il dossier di Tuttoscuola, privilegiano l’anzianità di servizio sui titoli, danneggiando i più giovani e i più titolati, e la cui stessa affollata sussistenza potrebbe spingere il governo a rallentare i tempi dei concorsi ordinari, se non addirittura a posticiparli a chissà quando.

Una questione oggettivamente complessa, intendiamoci. Come sottolinea il dossier è “una patata bollente (tra l’altro ereditata da precedenti governi, ndr) di difficilissima risoluzione”. Una maggiore cautela in campagna elettorale sarebbe stata però apprezzabile e avrebbe suscitato meno illusioni.

Dalle prime reazioni sembra che le decine di migliaia di interessati e controinteressati alla decisione del governo siano rimasti fortemente delusi. Stanno imparando (anche se non è una novità) a loro spese quanto ampia sia la distanza che separa le promesse elettorali dal crudo riscontro della loro fattibilità concreta.