Diploma a 18 anni/2. Il silenzio degli intellettuali

Intervenendo al seminario promosso da Milena Santerini il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato che la questione dell’eventuale riduzione della durata della scuola secondaria superiore a quattro anni sarà trattata “anche nell’ambito della Costituente che stiamo avviando adesso”. Ha poi aggiunto che se per la valutazione della sperimentazione “è importante ascoltare i diretti interessati”, il mondo della scuola, sarebbe tuttavia auspicabile che sul tema si esprimessero anche i non direttamente addetti ai lavori, e in particolare “gli intellettuali che sono fin troppo silenti”.  

La necessità e l’obiettivo primario, come hanno notato soprattutto la stessa Santerini (ricercatrice in campo pedagogico) e i relatori provenienti dalla scuola ‘vissuta’ (Mario Dutto, già ispettore del Miur, Paolo Ferratini, docente nei licei, Giuseppe Colosio, già preside, e i dirigenti scolastici Pietro Bosello e Paolo Mazzoli), sarebbe oggi in primo luogo quello di restituire all’esperienza scolastica dei giovani un orizzonte di senso, una motivazione forte, una speranza progettuale.

Una tematica che sembra interessare poco, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, un ceto intellettuale come quello italiano che negli ultimi decenni ha guardato alla scuola, nelle poche occasioni in cui lo ha fatto, con sguardo disincantato e disimpegnato, tra ironico e scettico. Eppure dovrebbe essere evidente anche a loro che l’attuale modello di istruzione è troppo distante dai bisogni educativi degli studenti. Perché non provano a farsene interpreti?