Diletta Fosso: ‘Sogno una scuola che alleni l’anima’
Di Sara Morandi
Diletta Fosso incarna l’essenza della giovane arte musicale italiana con il suo talento innato e la capacità di affrontare tematiche contemporanee con sensibilità e ironia. Questa giovanissima cantautrice e violoncellista di Pavia di soli 15 anni, ha già lasciato un segno indelebile nel panorama musicale, distinguendosi con il suo brano “Belli/e”, secondo classificato all’ultima edizione di NYCanta, kermesse musicale per artisti italiani andata in onda il 10 dicembre scorso nella seconda serata di Rai2. Un’esperienza professionale che rappresenta un ulteriore passo verso il successo, portando la sua musica sul palco dell’Oceana Theater di Brooklyn (New York).
La canzone, che esplora la bellezza autentica contrapposta agli standard imposti dai social media, ha ricevuto una menzione d’onore al prestigioso Premio Lunezia – Eccellenza Giovane Autrice “Testo Young”. Oltre a questo riconoscimento, Diletta ha conquistato il Premio Musica Oltre Ogni Confine per il Miglior Brano Internazionale, assegnato dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona della Rai, a testimonianza del suo impatto a livello mondiale.
In questa intervista, Diletta ci guida attraverso il suo processo creativo e le sue esperienze personali, rivelando la sua visione di una scuola ideale: un luogo dove la creatività e l’espressione personale vengono coltivate senza limiti, un sogno che continua ad ispirarla nel suo cammino artistico.
Diletta, nel tuo brano “Belli/e”, affronti il tema della bellezza naturale contro i canoni imposti dai social media. Come ti è venuta l’ispirazione per scrivere questo pezzo?
“Volevo far sentire il cortocircuito tra l’immagine perfetta e la vita vera: da una parte “che luce il suo make up, il gloss che domina sul blush…”, dall’altra io sul divano con Alfred (il mio violoncello) e le mie occhiaie. “Belli/e” nasce lì: dove i filtri fioriscono ma tu vuoi vivere senza maschere, cercando la bellezza che profuma di terra bagnata dopo la pioggia. È una canzone ironica per ricordarci che il cuore batte fuori dall’inquadratura”.
Sempre, all’interno della canzone: “Belli/e” utilizzi termini anglosassoni come “influencer” e “blush”. Quanto pensi che la fusione tra lingue diverse arricchisca la tua musica e la tua espressione artistica?
“Mi piacciono le lingue! “Blush”, “outfit”, “selfie”, “like”… sono parole che riconosciamo tutti al volo. L’inglese porta ritmo e immagini immediate, l’italiano profondità e poesia: insieme raccontano le contraddizioni dei social. Non è solo una questione di trend, è proprio un vocabolario con cui cerco di essere lirica, ironica e pop allo stesso tempo. In più giocare con i registri è liberatorio, è la lingua che abbraccia altri mondi”.
Parlando di scuola: come pensi che l’educazione possa aiutare i giovani a costruire un’identità forte e autentica, lontano dalle influenze negative dei social media?
“La scuola è fondamentale quando insegna il pensiero critico e la sensibilità. Vorrei più educazione ai media, capire come funziona la comunicazione, cosa sta dietro alle scelte giornalistiche, gli algoritmi e i filtri. Mi piacerebbe studiare la psicologia delle emozioni, tipo l’ascolto, l’empatia, l’autostima… Si potrebbero organizzare gruppi di discussione che uniscano arte e cittadinanza attiva. Così costruisci un’identità che non ha bisogno di “mille like” per brillare”.
Essendo una giovane artista con un forte seguito sui social, come gestisci la pressione di mantenere un’immagine pubblica mentre rimani fedele a te stessa?
“La pressione c’è, ma non penso che i numeri debbano essere più importanti del messaggio. Uso i social per raccontarmi così come sono, per parlare in modo diretto con chi mi segue. Stacco volentieri dai social e cerco sempre degli appigli sani come il tempo libero, gli amici e la famiglia. Mi piace scrivere per condividere un pensiero, non posare sui social per inseguire il vuoto. Allora l’immagine si allinea da sola”.
Se potessi progettare la scuola dei tuoi sogni, quali elementi includeresti per sostenere la creatività e l’espressione personale degli studenti? Qual è la scuola dei tuoi sogni?
“Per me la scuola dovrebbe essere il posto dove ognuno può sbocciare senza paura di essere deriso. Meno date da imparare a memoria, meno nozioni sterili, più umanità e sguardi dentro le persone. Se la scuola allena l’anima, allora i voti, i programmi e le verifiche diventano un ponte e non un muro”.
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