Didattica a distanza: in arrivo le linee guida. Le precisazioni del MI

Le linee guida per la didattica a distanza sono in arrivo. Lo scorso 28 luglio, infatti, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha fatto inviare ai sindacati 10 pagine di Linee guida per la didattica digitale integrata. Gli uffici del Dipartimento, attraverso la direttrice per gli ordinamenti scolastici Maria Palermo, si sono infatti tutelati costruendo il perimetro entro il quale si svolgerà, in tutti i cicli scolastici, la DaD. Repubblica.it ne ha visionato la bozza svelandone i dettagli, ma il Ministero dell’Istruzione invita comunque a fare attenzione: “No lezioni di 45 minuti e nessuna indicazione su gruppi che si alternano di settimana in settimana tra lezioni in presenza e DaD”.

Ricordiamo infatti che, se nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado abbiamo salutato la DaD con la chiusura di questo anno scolastico (a meno che non si verifichi un nuovo lockdown), la ritroveremo invece nella secondaria di secondo grado anche per il nuovo anno scolastico, in partenza dal prossimo 14 settembre. Il Piano Scuola diffuso infatti alla fine dello scorso giugno parla infatti di didattica a distanza complementare a quella in presenza solo per le scuole superiori. 

Ma se la DaD è stata più o meno improvvisata lo scorso marzo per via dell’emergenza, ora viene completamente regolamentata. Con le linee guida in arrivo si prova infatti a dare norme attraverso le quali i dirigenti scolastici potranno costruire gli orari degli insegnanti e scegliere di “compattare”, per esempio, due materie diverse nel corso della lezione. Il MI chiederebbe agli istituti di dotarsi di un Piano scolastico per la didattica digitale integrata. Partirà una rilevazione per comprendere qual è la “dotazione device” degli studenti e, questa volta, “in via residuale”, un computer potrà essere dato anche ai docenti precari. Per gli studenti più fragili si possono immaginare “percorsi di istruzione domiciliare”. E la formazione dei docenti si rinnova prevedendo corsi di Informatica e metodologie all’avanguardia.

I voti avranno lo stesso valore di quelli in presenza e gli studenti potranno essere interrogati “in sincrono” dalla docente in aula. Agli alunni che non potranno seguire la lezione in presenza dovrà essere garantita “una combinazione adeguata di attività in modalità sincrona e asincrona”.

Se dovesse mai esserci un nuovo lockdown, la DaD diventerà l’unica possibilità di apprendimento. Previste in questo caso le quote orarie minime di lezione a distanza da erogare: “almeno 20 ore di attività sincrona settimanale” per ogni gruppo alle scuole superiori, “almeno 15 ore” per le primarie e “almeno 10 ore” per le prime classi delle stesse elementari. Anche l’infanzia avrà una quota online, seppur limitata a videochiamate e videoconferenze. 

Non tutte le anticipazioni fornite dal quotidiano saranno presenti nelle linee guida definitive. Il Ministero ha infatti comunicato che la bozza visionata da Repubblica.it è stata superata già nella stessa giornata di ieri, 29 luglio: “Nel testo che sarà inviato oggi al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione per il necessario parere – leggiamo infatti nella nota MI -, non è previsto infatti, come riportato ad esempio da ‘la Repubblica’, che le lezioni siano di 45 minuti. Nell’articolo, si sostiene inoltre che ‘non ci sono indicazioni per le scuole medie’. Le Linee guida contengono invece indicazioni, come è giusto che sia, per tutti gli ordini di scuola, specificando cosa fare in caso di nuova chiusura, per ogni fascia di età. Mentre per le secondarie di secondo grado, le indicazioni valgono anche per la ripresa di settembre. Qui la Didattica Digitale potrà essere integrata, come ampiamente spiegato in queste settimane, con quella in presenza. Tuttavia risulta infondato il ragionamento secondo cui, sempre in base all’articolo, ‘tendenzialmente si formeranno’ due gruppi per classe e ‘il primo sarà 5-6 giorni a scuola mentre l’altro 5-6 giorni a casa’. Un esempio estremizzato, derivante da una lettura distorta del documento, che non trova fondamento nelle Linee stesse e che le famiglie potrebbero facilmente scambiare, impropriamente, per una indicazione data dal Ministero”.