Della legge Zan e della ‘bella morte’

Del disegno di legge Zan abbiamo già parlato in una precedente newsletter, auspicando una soluzione di buon senso, cioè la rimozione o riformulazione dei punti politicamente più divisivi, riguardanti anche le ricadute scolastiche della legge, e l’approvazione a larga maggioranza delle norme volte a punire severamente le discriminazioni a danno dei soggetti sessualmente ‘diversi’. Ma le ragioni della politica sembrano prevalere, inducendo il PD, o meglio il suo segretario Enrico Letta, a fare di questa legge una bandiera identitaria, forse in vista di una futura bipolarizzazione del consenso politico: centro-sinistra, compreso l’ex Movimento 5 Stelle, contro centro-destra guidato dall’“orbaniano” Matteo Salvini.

Il rischio è che una legge di civiltà finisca per essere bruciata sull’altare di giochi politici che la rinvierebbero a tempo indefinito. E c’è anche chi giunge ad esaltare la sconfitta, cioè l’affossamento della legge, come ha fatto Monica Cirinnà: “Sì, voglio morire in battaglia insieme ai gay, ai trans, ai bambini libellula”, ha detto la senatrice, che già ai tempi della legge sulle Unioni civili prese una posizione simile, e fu smentita dall’allora premier Matteo Renzi che mise la fiducia su un testo di mediazione. Operazione (la mediazione) che il leader di IV sembra deciso a ripetere anche ora attraverso un limitato e concordato numero di emendamenti soppressivi dei punti più discutibili (e discussi, anche a sinistra) del disegno di legge Zan.

È possibile che alla fine il politico Enrico Letta scelga di non seguire la Cirinnà in questa specie di sacrificio rituale dal retrogusto romantico-letterario. Così lascerebbe pensare un passaggio dell’intervista rilasciata a Repubblica dal segretario PD, pubblicata domenica 18 luglio (“Abbiamo deciso di verificare passo passo in Parlamento gli sviluppi di questa vicenda”). Certo, sarebbe meglio governare il corso degli eventi piuttosto che subirlo, ma la disponibilità di Enrico Letta a “verificaregli sviluppi parlamentari della “vicenda” Zan sembra preludere alla ricerca di un compromesso, non della “bella morte”. Meno male.

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