Decreto riaperture: soluzione cerchiobottista gradita solo dai diretti interessati

Ancora una decina di giorni fa, in vista del varo di un nuovo decreto-legge sulla attenuazione delle disposizioni anti-Covid, si dibatteva sul futuro dei docenti no-vax e sui docenti-covid. Ci sarebbe stato il rientro in cattedra dei docenti sospesi dal servizio e dalla retribuzione per avere rifiutato l’obbligo vaccinale? Sarebbe stata ascoltata la richiesta di molti studenti e delle loro famiglie per il loro rientro in cattedra? I supplenti chiamati a sostituirli, i cosiddetti docenti-covid, che fine avrebbero fatto? Confermati o mandati a casa? Quali eventuali contraccolpi sulla continuità didattica? A questi interrogativi ha dato risposta il decreto-legge 24, entrato in vigore a fine settimana.

La soluzione ha sorpreso un po’ tutti, perché sostanzialmente sono stati salvati gli uni e gli altri. Si tratta, come si dice in gergo, di una soluzione “cerchiobottista”, un colpo al cerchio e un colpo alla botte: i supplenti continueranno a insegnare e i docenti no-vax, senza rientrare in cattedra, percepiranno finalmente lo stipendio.

Una soluzione pilatesca che, stando alle immediate reazioni del mondo politico e sindacale, sta attirando molte critiche. Probabilmente gli unici ad essere soddisfatti della imprevista soluzione adottata sono i no-vax e i supplenti-covid.

Saranno quasi certamente non soddisfatti, invece, i dirigenti scolastici che dovranno trovare soluzioni dignitose per l’impiego extra-cattedra dei docenti no-vax, e che vedranno decurtato il fondo d’istituto per pagare i supplenti confermati.

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