De Mauro: L’università è a pezzi, la scuola può salvarsi

La scuola può salvarsi. L’Università l’hanno fatta a pezzi. Della ricerca è quasi inutile parlare“. Lo afferma Tullio De Mauro, linguista, scrittore ed ex Ministro dell’Istruzione, in un’intervista a ‘Il Messaggero’. “E’ evidente a moltissimi esperti di economia che stiamo già pagando, in termini di produttività, un deficit di ricerca. Ma nessun politico ne parla. Da Monti non ho sentito una parola. E, per la verità, non ne ho sentita una da nessun altro politico, con l’eccezione davvero solo verbale, di Vendola. La scuola è un corpaccio così grosso e forte che può prendere colpi e cazzotti, può subire tagli e riduzioni, ma resiste. Non che siano stati poco gravi i colpi inferti. Ma la scuola si assesta e va avanti. Porta risultati e profitti“.

L’Università – continua – è stata fatta a pezzi. Oltre ai tagli dei finanziamenti, sono due le mosse che sembrano studiate per distruggerla. La prima è una norma: ogni cinque professori che vanno in pensione se ne chiama solo uno. Questo significa che si stronca il funzionamento delle facoltà. I professori, inoltre, oggi passano il loro tempo a studiare normative che richiedono continui adempimenti. Da tre anni sono letteralmente sommersi da regolamenti complicati, di incerta interpretazione e che si accavallano gli uni agli altri costringendoli ad un lavoro del tutto estraneo al loro mestiere“.

Si deve puntare – prosegue – sulla produttività, questo è evidente per tutti. Perché, diversamente, gli sforzi compiuti ora saranno inutili. Sono sorpreso che non si stia lavorando ad un progetto a lungo termine. Per tenere il passo con le grandi trasformazioni si deve investire in Università e Ricerca. Mi pare che il governo dei tecnici non stia facendo nulla e che nessuno dei politici ne sia consapevole. Soltanto Prodi ne fece una bandiera. Una parentesi brevissima“.