Gli enormi danni educativi provocati dal Covid: uno studio fa un bilancio 4 anni dopo

Tre giornaliste specializzate del New York Times, Sarah Mervosh, Claire Cain Miller e Francesca Paris, hanno pubblicato lo scorso 18 marzo 2024 un ampio reportage sui danni provocati dalla chiusura delle scuole causa Covid a distanza di quattro anni dagli eventi, riferendo i risultati di recenti studi effettuati da alcuni ricercatori che hanno utilizzato una grande quantità di dati relativi al periodo 2019-2022 raccolti dallo Stanford Education Data Archive, dal Covid-19 School Data Hub (C.S.D.H.) e dalla American Enterprise Institute (A.E.I.).

I dati dimostrano che la prolungata chiusura delle scuole, in particolare di quelle delle maggiori città, non ha arrestato in modo significativo la diffusione del Covid, mentre ha provocato danni importanti e di lunga durata alla qualità e quantità dell’apprendimento realizzato dai bambini.

Sebbene anche la povertà e altri fattori abbiano avuto un ruolo, l’apprendimento a distanza è stato per tutti i livelli di reddito la causa principale del declino dei risultati e anche della salute mentale verificatosi a causa della pandemia. Anche le scuole che hanno riaperto rapidamente, entro l’autunno del 2020, hanno registrato effetti negativi duraturi.

C’è un consenso abbastanza ampio sul fatto che, in generale, come società, probabilmente abbiamo tenuto i bambini fuori dalla scuola più a lungo di quanto avremmo dovuto”, ha affermato il dottor Sean O’Leary, uno specialista in malattie infettive pediatriche che ha contribuito a scrivere le linee guida per la riapertura delle scuole per gli studenti americani.

Più a lungo le scuole sono rimaste chiuse, e maggiore è il numero degli studenti che sono rimasti indietro. A livello nazionale, secondo un’analisi del rapporto tra i dati sulla chiusura delle scuole e i risultati di test somministrati a un campione nazionale di studenti delle classi quarte e terze dall’autorevole National Assessment of Educational Progress, un maggior tempo trascorso nell’istruzione a distanza o ibrida nell’anno scolastico 2020-21 è associato a cali maggiori nei punteggi dei test.

E secondo un’analisi dei punteggi dei test dal terzo all’ottavo anno (8-13 anni di età) relativi a migliaia di distretti statunitensi, condotta da ricercatori di Stanford e Harvard, gli studenti che hanno trascorso la maggior parte dell’anno scolastico 2020-21 studiando a distanza, sono rimasti indietro in media di oltre mezzo anno in matematica, mentre quelli che hanno trascorso la maggior parte dell’anno in presenza hanno perso poco più di un terzo di un anno.

In Italia anche l’Invalsi è giunto a conclusioni simili sulla base dei risultati delle prove del 2022 e 2023, anche se da noi sembrano aver pesato più che negli USA i dislivelli sociali e territoriali.

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