Dalla produzione al consumo

Chi gestisce il diplomificio? Chi realizza materialmente il falso titolo?
È più facile trovare il peccato che il peccatore.
All’origine di tutto c’è il più delle volte una scuola (non solo privata) dove "qualcuno" può mettere mano ad un originale di diploma, agli atti certificativi, ai timbri.
Se, come capita, al diploma viene aggiunto l’accessorio non indifferente di un certificato di servizio prestato presso il medesimo istituto (servizio completo di barba e capelli) per acquisire punteggi preziosi nelle graduatorie di assunzione, occorre vi siano "alcuni" che hanno accesso alla carta intestata, ai registri, ai timbri. Una buona indagine può comunque risalire ai "soliti ignoti".
Per piazzare efficacemente il prodotto e l’accessorio (titolo e certificato), occorre una rete di conoscenze, compiacenti coperture in uffici di livello superiore, suggeritori accorti per piazzare le domande al momento giusto, al sicuro da controlli rigorosi.
Anche per questo un diploma costa. Il prezzo varia a seconda dell’investimento. Una quindicina di anni fa un diploma di specializzazione per il sostegno poteva costare a volte 10-12 milioni di lire. Lo si comprava al sud e lo si spendeva al nord, dove c’era posto, ammortizzando i costi in poco tempo.
Oggi, secondo i dati raccolti dal nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, un diploma per un posto da impiegato in una scuola può costare dai 3 mila euro (senza l’accessorio del certificato di servizio) fino a 13 mila euro per un servizio completo.
Il prodotto non ha scadenza ma si consiglia di consumarlo per tempo, possibilmente lontano da sguardi indiscreti.