Dalla Corte di giustizia europea una svolta per il precariato scolastico

Mancano dieci giorni all’udienza del prossimo 27 marzo della Corte di giustizia europea sulla questione dei contratti a termine nel pubblico impiego, compreso il comparto scuola. La Corte dovrà decidere sulla conformità della normativa italiana al diritto dell’Unione.

Saranno presenti molti relatori da tutta Italia: avvocati, docenti universitari, giudici e consulenti del lavoro. In palio c’è il riconoscimento alla stabilizzazione di circa 130 mila (stima) tra docenti e Ata che in questi anni hanno svolto attività di supplenza annuale o fino al termine dell’anno.

La sentenza potrebbe andare oltre il termine massimo dei 36 mesi di servizio da precario fissati dalla direttiva europea 70 del 1999.

C’è molta attesa in campo sindacale. La Cgil-scuola precisa che per conoscere l’esito dell’udienza probabilmente bisognerà attendere ancora qualche mese, ma la decisione che si preannuncia potrebbe essere eclatante. “Infatti è presumibile  che i giudici europei – precisa il sindacato di Pantaleo – in coerenza con le tante prese di posizione fino ad oggi assunte su questo tema, condannino definitivamente lo Stato italiano per infrazione del diritto comunitario ponendo così  fine anche nel nostro paese all’abuso dei contratti a termine e alla disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato che svolgono lo stesso lavoro”.

L’ottimismo dell’organizzazione sindacale è motivato anche dal fatto che nel novembre scorso la Commissione Europea aveva reputato pertinente la denuncia sulla mancata adozione della direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

Si tratta di una direttiva che prevede scatti l’assunzione a titolo definitivo per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non continuativo. 

Se la sentenza della Corte dovesse essere positiva provocherebbe un “terremoto” in Italia.