Dalla Cisl forti critiche alla ‘Buona Scuola’

La Cisl non ci sta, e avanza forti critiche di metodo e di merito al documento governativo ‘La Buona Scuola’. E’ questo il senso della conferenza stampa congiunta del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, e del segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, tenutasi questa mattina a Roma presso la sede nazionale della Cisl.

I due sindacalisti hanno presentato un articolato rapporto, predisposto dalla Cisl Scuola, intitolato “Noi e la buona scuola – Senso, obiettivi e percorsi del cambiamento giusto e necessario” e definito come “un primo contributo del sindacato per migliorare la proposta del Governo relativa al piano scuola, capire cosa manca, definire urgenza e priorità”.

In realtà si tratta di una puntigliosa lettura critica del testo del governo contenente una serie di controproposte che il sindacato chiede di discutere a un tavolo negoziale trattandosi di materie tipicamente contrattuali.

Nel dossier della Cisl, di oltre venti pagine, si afferma che “su temi importanti, le soluzioni proposte non sono declinate con la dovuta coerenza” e vengono indicati tre temi nei seguenti termini:

Organici e assunzioni: l’obiettivo di un piano efficace di stabilizzazione del personale non può essere il solo “svuotamento delle GAE”, fermo restando che la scuola ha necessità di un organico rispondente al reale fabbisogno e i cui posti siano stabilmente occupati dal relativo personale. In questo connubio va declinato lo stop al precariato. Ma discorso analogo deve essere fatto anche per il personale Ata, che vive problemi di sottodimensionamento e precarietà che ignorata del tutto nel documento e per i quali non si prospetta nessuna soluzione.

Stipendi: la revisione delle retribuzioni del personale scolastico, con l’introduzione dei cosiddetti scatti di competenza, avviene facendo ricorso massiccio all’autofinanziamento. Di fatto, si attinge a retribuzioni già insufficienti, e per le quali si annunciano cinque anni di blocco totale, per recuperare i fondi necessari a dare i nuovi aumenti solo a una parte del personale. Così che ci sarà un 34% di personale che avrà addirittura una riduzione di stipendio.

Merito: è ancora da dimostrare l’efficacia di presunti processi emulativi, basati su strumenti tutti da inventare e su un’assurda opposizione ideologica al valore dell’anzianità. Il rischio è che ancora una volta prevalgano logiche di finta meritocrazia che enfatizzano la competizione tra i soggetti operanti nel sistema anziché favorirne la collegialità e la cooperazione.

Sui particolari della controproposta della Cisl torneremo con ulteriori approfondimenti.