Dal contratto di lavoro al PNRR, Gissi: ‘Riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nella scuola’. L’intervista

Nuovo contratto, pandemia, cambiamenti e progetti per il futuro. E poi ancora: Patto per la Scuola, PNRR e personale scolastico. Sono queste alcune delle questioni di cui noi di Tuttoscuola abbiamo parlato con la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. La priorità del sindacato sembra comunque chiara: riconoscere in modo più adeguato l’importanza e il valore del lavoro nella scuola. Cerchiamo di capire in che modo.

La crisi pandemica ha reso più evidente la necessità di profondi cambiamenti anche per il nostro sistema scolastico. Lo slogan che avete scelto “Disegnare oggi la scuola di domani” per il Congresso Nazionale della Cisl SDal cuola, in programma tra poco di più di un mese, porta a pensare un futuro da costruire. Quali sono le priorità su cui intendete caratterizzare la vostra azione nel prossimo futuro?

“Credo che ridare centralità all’istruzione e alla formazione nelle politiche di governo sia l’obiettivo di fondo, da declinare poi in modo dettagliato per le diverse aree di intervento. Le risorse stanziate col PNRR devono inquadrarsi in una strategia che punti a riallineare il nostro volume di spesa in istruzione, in percentuale sul PIL, a quanto avviene nell’area OCSE. Occorre un forte investimento nelle strutture, a partire dall’edilizia, e nelle dotazioni di cui ogni scuola deve disporre, fra cui quelle indispensabili per un’efficace connessione digitale. L’esperienza pandemica ha messo drammaticamente in evidenza come il cosiddetto digital divide accentui squilibri e disuguaglianze già troppo presenti nel nostro Paese fra le diverse realtà territoriali. Ma la risorsa fondamentale per la qualità e l’efficacia del sistema scolastico è la professionalità dei suoi operatori: su questa occorre investire in modo deciso, anche rendendo strutturali le azioni di formazione continua indispensabili per un aggiornamento costante sollecitato anche dalla rapidità dei processi di cambiamento. A monte, il problema dei problemi resta quello di riconoscere in modo più adeguato l’importanza e il valore del lavoro nella scuola. Non possiamo continuare ad avere per il nostro personale gli stipendi più bassi in Europa e inferiori anche rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione, pur avendo fra il personale scolastico la maggior percentuale di laureati. La categoria nel suo insieme merita una più giusta e adeguata considerazione, sul piano economico e sociale. Poi si può ragionare di altri riconoscimenti, per esempio sotto forma di incentivi a chi svolge il suo impego in situazioni di particolare gravosità e complessità. Tanto per fare un esempio: se si assume come obiettivo prioritario la riduzione degli squilibri che caratterizzano il sistema, l’impegno a favore delle aree di maggior disagio non può limitarsi a incrementi di orario, occorre fare in modo che in quei contesti siano messe in gioco le migliori risorse professionali. È solo un esempio di come si potrebbe sviluppare un ragionamento su nuove dinamiche retributive senza evocare suggestioni meritocratiche, sempre un po’ astratte e ideologizzate, ma individuando le reali necessità del sistema e incentivando l’impegno professionale necessario per farvi fronte efficacemente”.

L’appuntamento congressuale coincide anche con l’avvio del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro. La posizione delle OO.SS. a differenza degli anni precedenti si presenta in modo non unitario: a dicembre sullo sciopero della scuola ma anche sullo sciopero generale indetto da CGIL e UIL, non condivisi dalla CISL e sulla firma che avete apposto, da soli, sul contratto per la mobilita. Pensa che ci possano essere ripercussioni, e quali, al tavolo negoziale? Anche le prossime elezioni delle RSU forse non aiutano: è un momento di partecipazione, ma non manca la competizione…

“Ho detto, e lo ripeto perché ne sono convinta, che le ragioni per le quali ci siamo divisi sullo sciopero di dicembre non rendono irreparabile una frattura che ha tutte le possibilità di essere ricomposta. Che quello sciopero fosse una scelta, diciamo così, non abbastanza meditata, lo ha dimostrato un tasso di adesione che non ha bisogno di commenti. E quando uno sciopero non arriva al 7% di adesioni, la colpa non è certo delle lavoratrici e dei lavoratori. Ancor più bassa, almeno nei settori pubblici, l’adesione allo sciopero di CGIL e UIL del 16 dicembre. Segnali su cui tutti, mi ci metto anch’io, dobbiamo riflettere attentamente. Perché tante delle ragioni di insoddisfazione per le quali si sono indetti quegli scioperi erano e sono anche nostre: sbagliato il modo di rappresentarle, che infatti non ha avuto seguito. La mancata firma del contratto sulla mobilità la considero per questo una perseveranza nello stesso errore: con un sovrappiù di confusione fra piani che andrebbero sempre tenuti distinti (leggi e contratti). Come si fa a definire “al ribasso” un contratto che scardina un blocco imposto dalla legge, facendo gridare allo scandalo i fautori dei vincoli (ANP, Confindustria), dei quali diventa oggettivamente alleato chi di quel contratto chiede l’annullamento? Inspiegabile. Nonostante ciò sono ottimista, al tavolo negoziale per il rinnovo del contratto sono sicuro che ci troveremo uniti, sollecitati dalla necessità di stare al merito delle questioni che dovremo affrontare. Come è avvenuto in occasione del rinnovo precedente, quando abbiamo avuto il coraggio di firmare l’accordo nonostante ci fosse, anche allora, chi ci diffidava a firmare “intese al ribasso”. Per le RSU mi auguro che tutti sappiano contenere gli eccessi di agonismo e prevalga l’impegno comune a valorizzare un grande momento di partecipazione”.

Quali gli obiettivi della CISL Scuola per questo contratto? Non solo per la parte economica, ma anche per quella cosiddetta normativa, sulla quale è probabile che qualche tema scottante (formazione e aggiornamento o a nuove figure di middle management) vi troverete a doverlo affrontare. Sulla parte normativa, avete qualche particolare urgenza da portare all’attenzione del tavolo negoziale?

“Sulla parte economica qualcosa ho già detto prima, aggiungo che le risorse stanziate in legge di bilancio, anche se integrate da un ulteriore investimento, non sono ancora sufficienti a soddisfare le attese. Le chiamo così, ma direi piuttosto il diritto che il personale della scuola ha di vedersi riconosciuta la funzione che svolge, e anche l’impegno straordinario cui è stato chiamato nei due anni di emergenza pandemica e che ancora lo vede pesantemente oberato ed esposto a situazioni di rischio non indifferenti. Sulla parte normativa, metterei in primo piano l’esigenza di recuperare pienamente alla disciplina negoziale materia sottoposte a ripetute incursioni legislative. La mobilità è una di queste, puntiamo a risolvere nel CCNL aspetti sui quali il CCNI appena firmato non aveva alcun margine di intervento. C’è poi da riscrivere in forme “leggibili” il testo del contratto, da ricondurre a un documento unico e unitario, superando l’attuale collage tra testi diversi. E c’è da realizzare la piena equiparazione al personale di ruolo del personale che lavora con contratto a tempo determinato. Anche sulla formazione ho già fatto qualche cenno in precedenza: detto che si tratta di un ambito su cui investire decisamente, credo che il contratto sia la sede in cui disciplinarne le ricadute sugli obblighi di servizio. Sulle figure di middle management, credo che si debba evitare di strutturare ruoli gerarchici, individuando piuttosto ruoli e funzioni di cui le scuole possano, con flessibilità, decidere se e quando dotarsi. Altro tema che ci sta a cuore è rimettere in moto la mobilità professionale per il personale ATA, valorizzando l’esperienza di lavoro acquisita in profili diversi; tenteremo di portare a soluzione problemi su cui finora la via legislativa si è rivelata impraticabile, come quello degli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA. Non mancheranno temi rilevanti anche per l’area dei dirigenti, per i quali uno degli obiettivi è ricondurre pienamente al contratto la questione della mobilità in regione diversa”.

Da dove ripartire per dare un senso al proprio impegno di lavoro? E quale tipo di messaggio dare ai docenti che in questa fase di straordinario cambiamento stanno cercando la strada per renderlo funzionale alla edificazione della nuova scuola?

“Il mondo della scuola si regge, mi verrebbe da dire anche troppo, sulle motivazioni con cui il personale svolge il proprio lavoro. Nel senso che docenti, dirigenti, DSGA, personale ATA fanno ben più di quanto venga loro generalmente riconosciuto non solo in termini retributivi, ma anche di pubblico apprezzamento. A una pubblica opinione sempre molto critica ed esigente mi verrebbe da dire, parafrasando una nota affermazione di J. F. Kennedy, di non chiedersi solo cosa faccia la scuola per il Paese, ma di chiedersi cosa il Paese abbia fatto e stia facendo per la sua scuola. Dopo di che io non ho dubbi, e non ne ha la mia organizzazione: ci piace rappresentare una categoria orgogliosa del suo lavoro ma anche consapevole della delicatezza del ruolo che svolge e dei doveri che ciò comporta. Fra tutti, quello di essere aperti a una relazione di scambio all’interno del sistema, valorizzando la dimensione collegiale del proprio lavoro, e con i soggetti con i quali la scuola è chiamata a interagire per essere e fare ‘comunità educante'”.

Il Ministro Bianchi ha firmato il decreto che fissa le linee generali degli interventi del PNRR per il 2022 e sono stati pubblicati i primi bandi di attuazione. Crede che qualcosa stia cambiando? Qual è il suo pensiero? La partita più difficile è sempre quella che riguarda il personale, eppure è cruciale…

“Sulle azioni attraverso le quali perseguire gli obiettivi del PNRR chiedo anzitutto confronto e coinvolgimento, secondo gli impegni che lo stesso ministro ha sottoscritto nel Patto per la Scuola e che al momento non mi sembrano del tutto onorati. Del PNRR si parla molto e si discute poco. E quando se ne parla, spesso emergono limiti e contraddizioni, come ho avuto modo di evidenziare, proprio in questi giorni sul quotidiano Avvenire, segnalando la difficoltà di conciliare l’insistenza sui vincoli alla mobilità del personale della scuola con l’esigenza di politiche di forte sostegno alla genitorialità e alla famiglia. Come sindacati posiamo dare un contributo rilevante perché nell’affrontare i problemi si rifugga da astratti ideologismi e ci si misuri con la realtà concreta delle persone e dei loro problemi”.

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