Dal 2013 un miliardo all’anno per la premialità

Se il tesoretto del 30% per la premialità dei docenti non verrà pesantemente intaccato dalla manovra “salva-scatti” o da altri salvataggi di emergenza (in un primo tempo si pensava di destinarlo alle casse esauste delle scuole), cosa resterà disponibile per i prossimi anni per sostenere questa idea innovativa di riformare la carriera degli insegnanti?

Nonostante l’incursione della manovra finanziaria di inizio estate (legge 122/2010) che ha genericamente destinato le risorse del 30% “al settore scolastico”, anziché, più puntualmente, “alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola”, resta (sulla carta) una buona base economica per preparare la svolta meritocratica.

Facciamo un po’ di conti.

Per questo esercizio finanziario 2011 sono attesi dalla manovra finanziaria del 2008 (art. 64, legge 133) risparmi complessivi pari a 2.538 milioni di euro che dovrebbero sviluppare 761 milioni per la premialità. Dopo aver assicurato 320 milioni per gli scatti stipendiali del 2012, rimarranno effettivamente 441 milioni di euro, sempre che la clausola di salvaguardia, come è già successo per il 2010, non scatti per recuperare mancati risparmi.

Nell’esercizio 2012 (attesi 3.188 di risparmi per i tagli) il 30% sarebbe pari a 956 milioni. Detratti ancora una volta 320 milioni per gli scatti del 2013, rimarrebbero 636 milioni per la premialità (clausola di salvaguardia permettendo).

Superata l’emergenza scatti (e sperando che in futuro non si pensi nuovamente di attingere al tesoretto del 30% per altre emergenze) a regime dovrebbero esserci annualmente 956 milioni costanti da riservare al settore scolastico per la premialità in primis.

Con quasi un miliardo all’anno si può costruire davvero un cambiamento meritocratico, a patto, però che la più comoda conservazione dell’esistente (progressione di carriera solo per anzianità, nessuna conseguenza per chi non si impegna) non prevalga ancora una volta, come avvenne dieci anni fa.