Cosa si intende quando si parla di dirigenza scolastica?

Se è facile argomentare contro un presente che esalta il diritto di chiunque di pontificare, rischia di apparire semplicistica anche la ‘difesa’ dell’art. 9 del DDL: “Si oppongono solo per opporsi alla valutazione e al merito” dice Rembado (ANP) al Corriere della Sera.

I risultati che stanno in capo all’istituzione scolastica non sono il frutto di macchine e meccanismi, non si tratta del frutto di processi produttivi fondati su economie di spazi, tempi e mezzi, regolabili con l’applicazione di norme stringenti, attraverso forme di amministrazione. Per raggiungere il risultato del successo educativo e formativo di ogni singolo allievo, delle persone a cui la scuola si rivolge, è necessario un clima di reciproca accoglienza, favorevole al confronto e al dialogo, ciò che realizza la comunità educante e… auto-educante.

Il clima si determina con una cultura che permette buone relazioni e buone soluzioni organizzative: il dirigente deve riuscire a favorire e far sviluppare questo clima, deve possederne la cultura. Lì dove c’è questa capacità e consapevolezza è favorita anche la crescita professionale e si possono osservare risultati nell’apprendimento e in tutti gli aspetti educativi. Lì si attua il circolo virtuoso fondato sul buon esempio e si dovrebbero poter condividere oneri e onori con buona valutazione e giusto riconoscimento del merito.

Paure, pregiudizi, privilegi, arbitrio, prevalere di interessi estranei e contrapposti ottengono soltanto di avvelenare l’aria che si respira,  portano, inevitabilmente, sfiducia e sospetto, realizzano chiusure e conflittualità. E’ questo ciò che serve alla scuola della nostra società in crisi? Così possiamo proiettarci verso il superamento della crisi?

No, l’obiettivo deve essere chiudere presto la vicenda, varare la riforma e promuovere un piano di formazione in servizio dei dirigenti scolastici, tenendo conto dell’esperienza di formazione dei capi d’istituto realizzata nell’anno scolastico 1998/99 in parallelo all’attribuzione della qualifica dirigenziale.  La formazione, valutata in ingresso ed in uscita, è lo strumento per fare entrare a pieno titolo nel bagaglio delle competenze del dirigente la disponibilità mentale al cambiamento, la capacità di trasformare le “minacce” in opportunità, di integrare i diversi apporti, produrre visioni capaci di trascinare i docenti verso nuove mete.