Cosa insegnano le inchieste sui diplomifici
Hanno fatto molto discutere i due dossier di Tuttoscuola sulla piaga dei diplomifici. E non poteva essere diversamente, anche se si tratta di un fenomeno che perdura da anni e che nessuno, finora, ha potuto – o voluto? – debellare. Il clamore, probabilmente, è dovuto ai dati, diciamolo pure, clamorosi, che le due inchieste hanno portato alla luce. Dati probabilmente resi più significativi – come è stato giustamente notato – dalla stretta al rigore dell’esame di stato, dopo i provvedimenti eccezionali seguiti alla pandemia. Ma il fatto che ci sia un “sistema” opaco in costante espansione, che opera alla luce del sole, con tanto di autorizzazioni, all’interno del comparto di istruzione pubblico, e che nessuno abbia le forze per fare gli approfonditi controlli necessari, rendendolo di fatto tollerato, la dice lunga. Anche perché non si tratta di pochi casi isolati.
Almeno 10 mila neodiplomati della Maturità 2023 hanno acquisito un titolo (che ha valore legale) con modalità sospette. Un vero mercato dei titoli di studio, in poderosa crescita, con un giro d’affari di almeno 50 milioni di euro l’anno. E un macigno sulla credibilità della scuola italiana. Poche “mele marce”, ben nascoste nella grande pancia della scuola paritaria, che invece – diciamolo subito – svolge nel complesso un servizio pubblico insostituibile per il Paese. Sarebbe riduttivo e ingeneroso liquidare il fenomeno come un esempio di malcostume del Mezzogiorno, fondandosi sul fatto che gli istituti coinvolti sono in prevalenza meridionali, soprattutto campani.
In realtà, i candidati a una maturità compiacente scendono al Sud da tutta Italia, sobbarcandosi ulteriori oneri, un po’ come gli aspiranti procuratori legali si recavano dal Nord in Calabria a superare gli esami di abilitazione in una sorta di turismo forense. E c’è pure da domandarsi, peraltro, come mai un esame, che ogni anno scandalizza per il basso numero di bocciati, induca tante persone ad accollarsi spese non indifferenti per il suo superamento con qualche scorciatoia.
Sarà il valore legale del titolo? come uscirne? Serve un “gioco di squadra”. Tanti soggetti istituzionali potrebbero essere coinvolti. Serve uno scatto anche da parte della società civile, l’appoggio esterno dei gestori delle scuole paritarie che non hanno nulla da nascondere, dei sindacati, delle associazioni professionali, dei media nazionali e locali, dell’opinione pubblica in generale. E ovviamente della politica. L’azione contro i diplomifici rappresenta una lotta di civiltà e di giustizia, che merita uno sforzo corale, nell’interesse collettivo. Tuttoscuola ha fatto la sua parte, e continuerà a farla. In questo l’impegno del ministro Valditara, che ha prontamente assicurato un rafforzamento dei controlli, va assolutamente sostenuto.
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