Corrado Passera: servono scuole orientate al futuro

Il passaggio forse più importante dell’ampia intervista rilasciata al Corriera della Sera da Corrado Passera, pubblicata lo scorso 5 febbraio, riguarda la scuola.

Secondo l’amministratore delegato della banca Intesa San Paolo, che in passato è stato anche il protagonista del rilancio di Poste Italiane, da molti considerata una mission impossible, serve “insegnare prima di tutto a imparare perché in tutti i campi si diventa obsoleti quasi subito”, mentre “oggi non è così e le decisioni sui percorsi di studio sono spesso orientate al passato invece che al futuro”.

Passera non entra nel merito delle riforme realizzate negli ultimi anni ma segnala quelli che a suo avviso dovrebbero essere i tre campi di intervento prioritario: “dottorati di ricerca di livello elevato, istituti tecnici superiori e buone scuole professionali”. Da notare che l’accento cade non sugli istituti tecnici di grado secondario (che stanno molto a cuore a Confindustria), ma su quelli postsecondari, che riempirebbero un vuoto che il nostro Paese paga da decenni nella competizione internazionale. Se a livello secondario bisogna prima di tutto insegnare a imparare, lascia capire Passera, non servono corsi di studio di tipo tecnico troppo specializzati, che è meglio rinviare alla formazione postdiploma. Serve invece “sviluppare molto di più la creatività e la propensione all’innovazione, (…) gli approcci di apprendimento collaborativo, interattivo e la propensione ad affrontare in modo sereno la convivenza tra culture”.

Sembrerebbe quasi un rilancio del modello panlicealista, lungo l’asse Berlinguer-Moratti, visto che accanto alle scuole secondarie Passera segnala anche la necessità di buone scuole professionali, contemplate sia nella riforma Berlinguer (dai 15 anni) sia in quella Moratti (dai 14). Ma determinante sarà quello che si fa dopo: università ma soprattutto dottorati di ricerca e istituti tecnici superiori. Purché innovativi, cioè orientati al futuro.