Contratto scuola: titoli di studio uguali e stipendi diversi, che fare?

Il prossimo rinnovo del contratto della scuola avrà un problema in più: come garantire uguale trattamento ai docenti assunti con uguale titolo di studio e assegnati a settori diversi.
La questione si porrà proprio per la presenza, nel prossimo quadriennio di vigenza contrattuale, dei docenti neo-laureati in scienze della formazione primaria e destinati alla scuola materna ed elementare.
Nella scuola materna ed elementare di docenti laureati ce ne sono già parecchi, ma quel titolo, non richiesto per l’accesso al ruolo, gli interessati l’hanno acquisito per una propria scelta.
Invece i nuovi maestri usciti dalle facoltà di scienze della formazione primaria sono laureati per obbligo di legge; buon senso vorrebbe che potessero godere dello stesso trattamento giuridico ed economico dei loro colleghi laureati della secondaria.
Invece, se non interverrà una norma legislativa o, meglio ancora, un accordo contrattuale, saranno chiamati – come gli altri insegnanti della scuola primaria – a prestare un orario di lavoro superiore del 33 per cento a quello dei colleghi laureati della scuola media e a percepire, rispetto a quelli, una retribuzione mediamente inferiore circa del 12 per cento.
Il programma quinquennale di attuazione della legge sui cicli scolastici (legge 30/2000) prevedeva per i docenti della scuola di base unica e unitaria (ex maestri di elementare ed ex professori di scuola media) una graduale equiparazione dell’orario settimanale di servizio (18 ore per tutti), al posto degli attuali 22+2 e 18. Era la logica premessa ad un trattamento economico omogeneo.
La conferma della separazione degli ordinamenti di scuola elementare e di scuola media ha allontanato quell’obiettivo, pregiudicando la parità di trattamento per i nuovi insegnanti dell’elementare che, una volta assunti da laureati, percepirebbero lo stesso stipendio dei colleghi diplomati, prestando più servizio dei colleghi anch’essi laureati ma della secondaria. A meno che, nelle forme e nei modi più opportuni, non si intervenga diversamente e per tempo.