Contratto M5S-Lega: l’incognita del ripristino dei posti tagliati dal centro-destra

L’incipit del capitolo 22 del contratto di Governo M5S-Lega dedicato alla scuola è decisamente critico verso le politiche scolastiche del recente passato: “La scuola italiana – esordisce il documento per il cambiamento – ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà. Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese”.

Il riferimento, come si potrebbe pensare, non è alla Buona Scuola (che con l’organico potenziato e il sostegno ha incrementato il numero dei posti), bensì al centro-destra (con buona pace dell’alleanza Lega-Forza Italia).

Infatti nel programma elettorale del M5S si leggeva “L’azione di continuo depauperamento del settore istruzione, portata avanti negli ultimi decenni, è culminata con i tagli epocali da oltre 8 miliardi di euro effettuati nel triennio 2008-2011 con la cosiddetta ‘riforma Tremonti- Gelmini’, varata durante il governo Berlusconi”.

Ma il documento programmatico per il governo del cambiamento dove intende parare?

Difficile saperlo prima che sia formato il governo e nominato il ministro dell’istruzione (e quello dell’economia). Ma qualche indizio potrebbe essere trovato sempre nel programma elettorale del M5S, laddove si precisava: “Smantellare la riforma Gelmini significa anche ripristinare il tempo pieno e le compresenze nel primo ciclo d’istruzione: il MoVimento 5 Stelle intende lavorare affinché la scuola primaria italiana torni ad essere un’eccellenza nel mondo”.

L’obiettivo del cambiamento giallo-verde potrebbe essere dunque il ripristino non tanto del tempo pieno (in continua crescita da anni e non interrotto nemmeno dal ministro Gelmini), bensì della compresenza, tagliata drasticamente dalla riforma Tremonti-Gelmini con il tentativo fallito di tornare al maestro unico.

Se così fosse, si potrebbe, quindi, ritenere che con il nuovo Governo l’incremento di posti riguarderà prima di tutto la scuola primaria (un’opportunità per alleggerire la pressione dei diplomati magistrali ex-GAE e cominciare ad attuare l’impegno per il superamento del precariato).

Se poi si considera la ‘questione meridionale’ dei difficili trasferimenti dal nord al sud ripresa nel documento (“affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record), che non consentono un’adeguata continuità didattica”) è facile prevedere che l’incremento di posti potrebbe riguardare prioritariamente il Mezzogiorno.