Continuità didattica: visioni opposte del ministro e del sindacato

Il disegno di legge Gelmini che prevede la cadenza biennale dei trasferimenti del personale docente, ne mette al sicuro l’applicazione avvalendosi di una norma del decreto legislativo 165/2001 che consente di impedirne al sindacato la disapplicazione.

Una precedente norma simile all’attuale, contenuta nella legge 53/2003 del ministro Moratti e nel relativo decreto applicativo 59/2004 era stato osteggiata dal sindacato che ne aveva impedito l’applicazione (si prevedeva, come adesso, che i docenti rimanessero sulla stessa sede per almeno due anni), arrivando due anni fa a disapplicarla contrattualmente del tutto.

Il ministro Fioroni era intenzionato a ripercorrere la stessa strada del ministro Moratti, considerata la rilevanza della continuità didattica assicurata dalla permanenza in sede dei docenti.

L’on. Aprea, prima delle elezioni, aveva assicurato che a proposito di continuità didattica “ci faremo furbi” e il nuovo governo non avrebbe consentito al sindacato di espropriare il Parlamento di una prerogativa sulle norme generali.

Confronto con il sindacato sì, ma subordinazione no, aveva detto nel dibattito promosso alla Camera da Tuttoscuola due settimane prima delle elezioni.

La Cisl-scuola, per voce del suo segretario, Scrima, non demorde e dichiara che “nell’ultimo contratto ci siamo resi disponibili a valutare una diversa cadenza della mobilità del personale. Per questo consideriamo un vero e proprio atto di arroganza la scelta di sancirne per legge la biennalità, soluzione che avevamo già ipotizzato nell’esercizio responsabile delle prerogative negoziali, rispetto alle quali il disegno di legge prefigura una inaccettabile invasione di campo.”

Evidentemente il Governo, visto come sono andate le cose negli ultimi anni, non si fida troppo degli impegni sindacali.