Conoscere, reagire, costruire giustizia. Un’azione di service learning per contrastare la violenza di genere

Di Adriana Cantaro*

“Il sapere ci libera”: quante volte si fa ricorso a questa frase nelle nostre aule scolastiche, o anche in dialoghi amicali sottolineando l’importanza rivestita dall’educazione problematizzante di freiriana memoria nell’accostarsi al nostro mondo per agire autonomamente rispetto agli stereotipati pregiudizi, alle notizie falsificate e similia.

E riuscire a accompagnare le classi in un cammino di crescita umana e culturale che le porti ad interiorizzare in qual importante grado la conoscenza fornisca strumenti di decodifica della realtà e punti di riferimento tra cui muoversi per identificare e scegliere le interazioni con la società, insieme  alla consapevolezza che vivere liberamente la propria cittadinanza è una dimensione tanto più valida e ricca di significato e soddisfazione quanto più ha reciprocità con la comunità intera…certamente tutto ciò rappresenta quella funzione pedagogica dell’istituzione scolastica che, appoggiandosi ai “quattro pilastri” evidenziati nel 1996 dal Rapporto Delors, riesce mettere in dialogo apprendimento, azioni, essere e convivenza.

L’esperienza vissuta nel periodo in cui cinque classi del Liceo classico statale “Nicola Spedalieri” di Catania hanno realizzato la progettualità “Il sapere ci libera. La presenza dello Stato e della legge nel contrasto democratico  alle violenze e alle discriminazioni” si è mossa proprio su questi binari ed ha preso le mosse dalla precisa ed esplicitata esigenza giovanile di conoscere i termini della tematica sottesa alla violenza di genere per individuare linee di reazione da condividere con la comunità coetanea.

Dopo una serie di riflessioni realizzate nelle classi (due terze e tre quarte liceali) su situazioni concrete emerse sia dalle cronache nazionali che da vicende accadute sul territorio, da alunne e alunni è sorta la necessità di indagare i margini della violenza di genere in vari campi socio-culturali e giuridici, il tutto con una forte motivazione a elaborare strategie di risposta attiva da adottare nel caso si fosse vittime in prima persona o si volesse appoggiare produttivamente la vittima, abbandonando sia atteggiamenti fatalistici che di assoluzione di chi agisce la violenza e di colpevolizzazione di chi la subisce o addirittura di emarginazione della propria persona nei confronti della comunità, arrivando a volte anche al suicidio. Insomma, l’obiettivo da raggiungere è stata l’identificazione e la realizzazione delle componenti dell’impegno attivo per il ripristino dei diritti propri ed altrui  in una dimensione socio-culturale che rinsaldi i legami con il nostro Stato e i principi costituzionali, nella riscoperta anche della funzione dell’etica pubblica.

Si è così determinata una cornice adeguata a avviare una azione di service learning, peraltro interna alla trasversalità dell’Educazione civica ed alla acquisizione degli obiettivi caratterizzanti i PCTO; dato l’a.sc. in cui si è svolta, il 2021/21, essa ha avuto carattere altalenante tra attività svolte in presenza e tramite l’uso dei collegamenti online tra tutte le forze in campo.

Le classi e la referente hanno definito man mano insieme le situazioni verso cui far agire l’approccio del service learning: l’apprendimento ha interessato le forme di violenza verbale e visiva che tramite i mezzi di comunicazione si esercitano sulle differenze di genere, nonostante i media diano per scontate le attenzioni alla netiquette ed alla comprensione e valorizzazione delle diversità; il servizio si è rivolto alla comunità coetanea, a quella delle scuole di ordine e grado inferiore, al territorio; la collaborazione si è avviata con figure esperte dell’avvocatura, della magistratura, della ricerca socio-antropologica, delle Associazioni ed Enti locali pertinenti. L’idea è stata anche approvata e finanziata dall’Assessorato dell’Istruzione e della Formazione professionale dell’USR Sicilia – all’interno delle progettualità riguardanti la promozione dei valori della legalità, dell’etica pubblica e dell’educazione civica.

Le tappe della motivazione, analisi e diagnosi, completate dall’organizzazione delle fasi per come pensate dalle classi, hanno poi lasciato spazio all’esecuzione. Si inizia a vivere il rapporto riflessivo ed insieme emozionale  con chi, nel quotidiano, si misura con il tema che ci sta tanto a cuore, attraverso una serie di incontri o in presenza o “virtuali”, ma in effetti sempre laboratori di ascolto attivo, dialogo formativo, apertura a prospettive alternative rispetto ad una opinione pubblica/sentire sociale sovente piegati su stereotipi e sull’accettazione della “naturalezza” degli eventi: la ricerca-azione, il  cooperative learning, il think-pair-share, la scrittura partecipata con la rubrica valutativa e il reporting conseguente hanno metodologicamente esaltato le caratteristiche del service learning.

Durante tali momenti le classi hanno appreso metodi utili ad ampliare le contestualizzazioni giuridiche e culturali a largo spettro e a organizzare e condurre incontri con figure esperte focalizzando correttamente la tematica, preparando schemi di articolazione interna e griglie di domande mai banali, così come mai banali sono i nostri alunni e le nostre alunne: domande dalle quali si evidenziava un maturo coinvolgimento e a volte, purtroppo, un vissuto partecipato direttamente o indirettamente da persone care.

Le figure esperte si sono tenute a disposizione delle classi al di là del singolo intervento ed hanno intessuto un fitto dialogo di crescita umana e di possibilità di comprendere meglio il groviglio di problematiche che la complessità sociale presenta in questo settore. Gli incontri, come si leggerà, hanno esplorato proprio quelle linee che più riguardano la platea giovanile e di cui non si parla tanto quanto si dovrebbe: l’avvocata Elena Cassella, – La attuale riflessione giuridica sulla violenza verbale e visiva e le modalità di contrasto attuabili – , l’avvocato Alessandro Numini  – Dal ruolo dei social e dalla funzione del tessuto sociale  alla reazione della Giustizia e delle Istituzioni: conseguenze civili, penali, percorsi educativi -, la giudice Marisa Acagnino – Violenza di genere: ruolo dello Stato nella prevenzione e protocolli d’intesa per arginare la violenza verso le persone fragili e discriminate -, la Procuratrice aggiunta di Catania Marisa Scavo – La pericolosità del revenge porn. Difendersi, cooperare con le vittime, realizzare percosi di giustizia: indagini, processi e condanne ad esempio -, la sociologa prof.ssa Graziella Priulla – La comunicazione verbale e visiva tra parole tossiche, stereotipi e libertà difficile –  e il prof.re Giuseppe Burgio – Il ruolo della comunicazione e delle campagne di sensibilizzazione nella rappresentazione del fenomeno e la promozione della sensibilità e consapevolezza sul tema, hanno accompagnato le classi fornendo indispensabili attrezzi per la costruzione di una cittadinanza democratica e solidale.

Se è vero che qualunque percorso di informazione/formazione raggiunge il suo vero scopo nel momento in cui le persone coinvolte maturano la condivisione degli strumenti acquisiti, la necessità di ampliare il raggio di incidenza della cittadinanza attiva e la consapevolezza di come il benessere singolo sia legato a quello altrui per come già ricordato, l’approccio del service learning si mostra ottimale e produttivo nel breve e lungo periodo: unendo e valorizzando apprendimento e servizio ci pone sui binari della cittadinanza con la cura sociale come “mezzo di trasporto” e la conoscenza come “carburante”.

Documentazione e diffusione hanno consentito alle classi di restituire alla comunità il significato del loro lavoro con modalità scelte in autonomia,  tra le quali la decisione di essere, per il prossimo a.sc., tutor verso le classi del Liceo e delle scuole del territorio con incontri improntati al peer to peer, nella promozione della parità di genere e del rispetto dei diritti di ogni tipologia di diversità attraverso l’attuazione dei principi fondamentali di pari dignità e di non discriminazione di cui all’art. 3 della Costituzione Italiana e agli obiettivi  3 –  4 – 5  – 16 del Programma d’azione della Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.

E così, siamo arrivati al momento in cui si va “oltre l’aula” anche con il prodotto finale, che si è diversificato secondo le seguenti tipologe:

  • quattro manifesti diretti con linguaggi diversi a diversi destinatari: contro la discriminazione di genere per le primarie, il revenge porn per le secondarie di primo grado, la violenza fisica e psicologica per le secondarie di secondo grado e la discriminazione verso la donna per il territorio;
  • tre Ppoint – anche trasposti in opuscolo cartaceo – capaci di riassumere gli apprendimenti giuridici realizzati e la condizione della donna nel mondo;
  • la realizzazione di due video che drammatizzano le situazioni di violenza trasferendole su un piano in cui ci si può riconoscere sia come vittime che come aggressori, per sviluppare coscienza di ciò che si fa o subisce e rinforzare il rispetto di sé e la necessità della denuncia della violenza; tali video, intitolati uno “Agata e Francesco”e l’altro “Il sapere ci libera” sono visibili sul sito Youtube del liceo classico “N. Spedalieri”, il primo con il link https://www.youtube.com/watch?v=CRlevqBBhqI

il secondo al link https://www.youtube.co/watch?v=xk1fzqL28og

  • prendere contatti con le scuole, il territorio e le Associazioni di categoria per iniziare a programmare la diffusione del materiale prodotto.

Alla fine, proviamo a valutare il percorso: senza dubbio le discussioni con le figure relatrici, i dibattiti in classe, il coinvolgimento di varie aree disciplinari, l’approfondimento con fonti saggistiche, la decisione di realizzare un aiuto alla comunità tramite un materiale efficace, di facile comprensione e di stimolo alla reazione, legata alla cittadinanza attiva, ha contribuito a far crescere la fisionomia culturale, il metodo di studio, la disciplina intellettuale, le competenze relazionali e organizzative, il senso della comunità e dell’attività culturale come veicolo di crescita personale e sociale all’interno della dimensione giuridica e di cittadinanza della società come luogo in cui esercitare la cura del prossimo.

Inoltre, particolarmente ricco di valore è stato il dialogo con la comunità scolastica, con le famiglie, le scuole ed il territorio, verso cui si sono iniziati a diffondere i materiali prodotti in un’ottica di condivisione che proseguirà a seguito della decisione delle classi di monitorare l’eventuale e sperata efficacia dei messaggi civici da loro elaborati e messi in circolo per migliorare la società.

“Il sapere ci libera”, pertanto, non si è concluso né può concludersi: proprio perché ha favorito il protagonismo insieme alla responsabilizzazione e l’educazione all’apprendimento realizzato reso disponibile alla comunità, il percorso di service learning ha fatto sì che le classi interiorizzassero il loro essere esempio di cittadinanza democratica come compito che le accompagnerà per la vita.

*Referente USR Sicilia “Rete service learning e cittadinanza”
Liceo Classico statale “N. Spedalieri”
Scuola Polo “Service Learning” regione Sicilia

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