Conferenza nazionale sugli apprendimenti di base

Quasi ultimi, tra i Paesi dell’area OCSE, in comprensione della lettura, matematica, scienze e “problem solving“. Dopo l’esito molto negativo registrato dagli allievi italiani quindicenni (esclusi i trentini) nell’indagine comparativa OCSE-PISA del 2003, che ha peggiorato i già cattivi risultati ottenuti dai nostri studenti nella precedente indagine del 2000, il nostro Paese prova a riflettere sulle ragioni di una simile debacle.
L’occasione è fornita dalla Conferenza nazionale sugli apprendimenti di base, programmata a Roma per i giorni 9 e 10 febbraio 2005. Interessante la formula adottata: dopo l’introduzione del sottosegretario Aprea e le relazioni di base, affidate ad Andreas Schleicher, responsabile del progetto PISA (Programme for International Student Assessment), e a Giacomo Elias, presidente del gruppo di valutazione istituito al MIUR (così viene presentato nel programma dei lavori), i partecipanti, dirigenti scolastici e docenti provenienti da scuole secondarie di tutta Italia, si dividono i sei gruppi di lavoro, chiamati a rispondere a quesiti molto precisi e concreti. Del tipo: “Come si costruiscono, lungo l’iter scolastico, le competenze essenziali in italiano (idem per matematica e scienze) degli allievi quindicenni?”. E ancora “Quali azioni di formazione del personale docente sono necessarie per migliorare gli apprendimenti di base?”.
Un altro gruppo di lavoro discute sul contributo che può essere fornito dai soggetti istituzionali che a vario titolo hanno competenza in materia, MIUR, INVALSI, INDIRE, IRRE, USR, CSA, e le stesse istituzioni scolastiche autonome. Dopo la presentazione dei risultati dei lavoro di gruppo, è previsto che le conclusioni della Conferenza siano tratte dallo stesso ministro Moratti.