
Concorso/3. Aprea: lo devono gestire le scuole
In occasione del convegno svoltosi a Roma la scorsa settimana nel quale l’ANP ha lanciato due documenti, il ‘Manifesto per la scuola’ e il “Codice deontologico per dirigenti e docenti’, entrambi ispirati a una interpretazione forte dell’autonomia delle scuole e del ruolo dei suoi dirigenti, l’attuale assessore all’Istruzione della Regione Lombardia Valentina Aprea, già presidente della commissione Cultura della Camera, ha criticato in modo assai deciso il concorso per gli insegnanti varato dal ministro Profumo. “una scelta intempestiva e dannosa”.
A suo giudizio il ministro “ha avuto cattivi consiglieri: usa uno strumento vecchio e lo rivolge agli abilitati e agli altri, purché siano vecchi, cioè laureati dieci anni fa”. Aprea chiede che quanto meno possano partecipare al concorso anche coloro che supereranno le preselezioni per il TFA.
Ma solo come soluzione di compromesso: “tre ore di test per preselezionare prof meritevoli sono poche”, ha osservato. Meglio sarebbe se le prove fossero gestite da reti di scuole: prove selettive e meritocratiche, in linea con quelle adottate in Europa. Aprea cita in particolare l’esempio della Finlandia, “Paese di nota eccellenza scolastica”, dove “il reclutamento avviene presso la scuola su bando del singolo istituto. I docenti abilitati attraverso un percorso universitario ad hoc si possono candidare e vengono esaminati da una commissione presieduta dal dirigente della scuola”.
Aprea è anche contraria all’idea di ammettere al concorso non abilitati: “tutti i Ministri dell’Istruzione a partire da Berlinguer e poi Moratti e infine Fioroni e Gelmini non hanno mai messo in discussione il fatto che l’abilitazione ad insegnare dovesse essere conseguita nelle università e non più con ‘maxi concorsi lotteria’!”
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via