Concorso docenti, quando la prova diventa una roulette russa

Doccia fredda, anzi ghiacciata per migliaia di candidati e candidate che questa mattina si sono recati a sostenere il concorso per la classe di concorso AB24, lingua e cultura inglese per la scuola secondaria di secondo grado. Ad un concorso di per sé già strutturato quasi esclusivamente sulle conoscenze, senza valutare le risorse e capacità didattiche dei docenti, si è aggiunta in questa prova una serie lunghissima di quesiti su un unico argomento, considerato tra l’altro da molti esperti come marginale. Ci riferiamo nello specifico al “Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (CEFR) (2020)”, presente nei quadri di riferimento pubblicati come di consueto poco prima della prova concorsuale. 

Questo significa che se da un lato l’argomento era stato presentato ai candidati, è anche vero che la lista degli argomenti era molto lunga:

•Lingua inglese livello C1 (lessico, grammatica, funzioni) 

• Cultura e civiltà anglofona (ambito storico, sociale e letterario) 

• Teorie dell’acquisizione di una lingua 

• Approcci, metodologie e tecniche nell’insegnamento delle lingue 

• Le tecnologie nell’insegnamento delle lingue. 

• Risorse didattiche 

• Caratteristiche e varietà della lingua inglese 

• Valutazione e autovalutazione negli apprendimenti linguistici 

• Portfolio Europeo delle lingue 

• Risorse didattiche e digitali 

• Politiche linguistiche (Programmi europei, Commissione europea, Consiglio d’Europa) 

• Legislazione scolastica afferente alle classi di concorso in oggetto 

• Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (2020)

Perché insistere tanto su un argomento che riguarda più i certificatori della lingua straniera, tralasciando del tutto o quasi molti aspetti importanti?

Perché così poco interesse sul tema della valutazione, sugli “approcci, le metodologie e le tecniche dell’insegnamento delle lingue”, sulle “teorie dell’acquisizione di una lingua” e così tanti punti in palio (perché ahimè di questo parliamo, di punti, quasi fosse una gara stile “Lascia o raddoppia) su aspetti che interesserebbero di più senz’altro gli enti certificatori? In rete c’è chi parla di 20 domande su CFR, altri dicono 22. A noi risultano almeno 17 quesiti, ben 34 punti sui 90 disponibili legati alla disciplina su quest’unico argomento. Perché?

Gli altri quesiti erano relativi alla grammatica e al lessico (circa 10), ai metodi d’insegnamento e all’apprendimento della lingua (solo 10 circa), appena due di storia, circa 5-6 di citazioni. Per il resto confermate le cinque domande d’informatica.

Risultato di questa modalità di selezione? Una strage. Sinceramente ci risulta difficile comprendere le ragioni di una scelta così netta. Eppure l’andamento del recente concorso STEM svolto in estate, che ha visto bocciati quasi 9 candidati su 10, avrebbe dovuto far scattare dei campanelli di allarme.

Perché insistere così tanto sul tema delle competenze nei corsi didattici, quando poi la selezione avviene su quiz impersonali che non tengono conto di quegli aspetti? Perché concentrarsi solo su un argomento, considerato da molti marginale, che ha poco o nulla a che vedere con le capacità empatiche, relazionali, didattiche e pedagogiche dei docenti?

L’esame diventa così una roulette russa. A farne le spese sono direttamente le migliaia di candidati che hanno studiato per mesi, e indirettamente, gli alunni delle scuole secondarie che rischiano di non avere il prossimo anno scolastico docenti di ruolo in cattedra dal primo settembre. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA