Concorsi Università: entro fine ottobre codice di trasparenza

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Come ci siamo detti ieri con Cantone entro il 15 o massimo a fine ottobre il testo” (del codice di trasparenza sui concorsi universitari) “uscirà definitivamente”. Lo ha annunciato la scorsa settimana il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un’intervista a inBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane della Cei, facendo riferimento all’inchiesta sulle irregolarità nei concorsi universitari e alla proposta di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), di inserire componenti esterni nelle commissioni.

Ma intanto “i rettori delle università coinvolte in questa indagine” (quella della magistratura di Firenze sulle cattedre di diritto tributario, NdR) “valutino la possibilità di costituirsi parte civile”, cosa che non è da escludere che faccia anche lo stesso Miur.

Il codice di cui parla il ministro è inserito in una corposa sezione del Piano Nazionale Anticorruzione, specificamente dedicata all’Università, che l’Anac ha predisposto e che è attualmente sottoposto a consultazione pubblica con l’obiettivo di “acquisire osservazioni e contributi in vista dell’adozione del testo definitivo” (per una lettura critica è possibile consultare il sito www.roars.it).

Sono molte le proposte contenute nel documento, ma una di quelle che più colpiscono, almeno con riferimento all’Università, la cui autonomia è costituzionalmente protetta, è quella che prevede la figura di un “responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza” (RPCT) dotato di poteri pervasivi, tali da condizionare in vario modo la libertà della ricerca e dei ricercatori: una figura che potrebbe essere individuata, sembra di capire, in un soggetto con elevate competenze tecnico-amministrative (l’identikit è quello del Direttore generale), di fatto sovraordinato a tutti gli organi di controllo, autocontrollo e valutazione attualmente previsti. Suscita dubbi anche l’ipotesi, che viene prospettata a legislazione invariata, di “una soluzione organizzativa che presieda alla formazione di un indirizzo strategico organico, coordinato centralmente, eventualmente posta all’interno della Presidenza del Consiglio”.

Il combinato disposto delle due proposte configurerebbe un forte vincolo amministrativo, per di più centralizzato, sulle attività di ricerca, soprattutto sulla libertà dei ricercatori, che spesso si muovono su terreni non convenzionali. Potranno continuare a farlo? Il tutto avverrebbe, peraltro, senza che il Parlamento si sia espresso formalmente in tale senso. Il tema merita quanto meno visibilità, e un dibattito pubblico non condizionato da generici pregiudizi negativi. 

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