Concorsi scuola: solo un’ora per la prova scritta?

Sui concorsi scuola è arrivato come uno tsunami il decreto del ministro Brunetta (art. 10 del DL 44/21) che ha rivisto sia la modalità di effettuazione della eventuale selezione (test o titoli) sia la riduzione degli scritti ad una sola prova. Poiché il decreto ha disposto che vi sia una sola prova scritta (come peraltro già previsto per il concorso ordinario di infanzia e primaria) dovrà essere modificato il bando del concorso ordinario della secondaria che attualmente ne prevede due. Ma proprio su quell’unica prova è caduta la scure del CTS che prevede per i concorsi in presenza una durata massima di svolgimento di un’ora.

Probabilmente, prima che i bandi dei concorsi scuola si adeguino, l’emergenza pandemica potrebbe essersi conclusa (come tutti sperano), ma, se non fosse così, la prova dovrebbe essere rivista per la sua durata e, conseguentemente, anche nei suoi contenuti e nelle modalità di svolgimento.

In un’ora di tempo cosa si può trattare e approfondire in modo da consentire alla commissione di valutare adeguatamente la trattazione svolta dal candidato? L’alternativa sarebbe un ritorno ai quesiti a risposta multipla con crocette? Ma prove del genere consentirebbero di valutare e scegliere adeguatamente, premiando la qualità delle conoscenze e delle competenze dei candidati ai concorsi scuola?

Sotto queste forche caudine dovrebbe passare anche il concorso per docenti di religione cattolica il cui bando è atteso entro la fine dell’anno.

Il combinato disposto del decreto Brunetta e delle indicazioni del CTS fornirebbe ai concorsi un indubbio profilo di efficienza, ma ne comprometterebbe l’efficacia, suonando, alla fine, un preoccupante de profundis sulla qualità dei risultati.