Comunicazione: per i giovani deve ‘comprendere, compatire e accogliere’

Anche il mondo della formazione si sente investito dell’ultimo messaggio che il Papa ha rilasciato per la LIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Già dal titolo “Siamo membra gli uni degli altri’ (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana”, chi compone il tessuto scolastico capisce che, come agenzia per la crescita dei cittadini di questo Paese, è importante fondare le basi per entrare a far parte della “comunità degli uomini”.

«Una conferma della assonanza fra il messaggio di Francesco e la mission delle nostre scuole» , afferma Virginia Kaladich, presidente della Federazione istituti di attività educative (Fidae) – è arrivata durante la riunione del Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) a cui ha partecipato Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica” che ha ricordato come “ogni informazione crea una relazione e la relazione stessa diventa un’informazione a sua volta. Pertanto, il senso del nostro lavoro, soprattutto in un momento di forti contrapposizioni, deve essere orientato all’immagine di società che vogliamo costruire”».

L’immagine di società che ogni giorno i nostri insegnanti e alunni costruiscono è comprensiva, comunitaria e misericordiosa, proprio come ha suggerito padre Spadaro quando ha sottolineato “oggi più che mai, è necessaria una comunicazione che non scomunica”». Il direttore de “La civiltà cattolica” si è concentrato sulla parola compassione che “può farci sentire comunità. Senza di essa non c’è comunità umana e, se la perdiamo, perdiamo anche la capacità di creare legami”. «Per la nostra Federazione significa accogliere chi apparentemente è diverso da noi, chi nelle aule si sta impegnando nella crescita e anche chi non lo fa perché ancora non è stato stimolato abbastanza.

Per tutti i ragazzi il modello di comunicazione seguito è quello che comprende, compatisce, accoglie tutti. Anche per questo abbiamo lanciato il progetto Io Posso! sui temi della sostenibilità ambientale – dichiara Kaladich – perché tramite la metodologia Design for change offre ai giovani partecipanti la possibilità di essere protagonisti della comunicazione.