Commissione per la riforma, quasi una falsa partenza

In un grande albergo della periferia romana si è riunita per la prima volta quella che molto probabilmente diventerà la Commissione alla quale il ministro Moratti affiderà il compito di verificare e riempire di contenuti gli schemi delle “Indicazioni nazionali” predisposti per il ministero dal superconsulente prof. Giuseppe Bertagna. Nella lista degli oltre 250 esperti invitati al seminario spiccavano molti nomi illustri – da Umberto Agnelli a Dario Antiseri a Uto Ughi – peraltro quasi tutti assenti, mentre si notava la mancanza pressoché completa degli ispettori, che in passato avevano sempre partecipato in misura consistente ad iniziative del genere. Secondo alcuni perché implicitamente “precettati” (ma pochi si sono presentati), secondo altri perché si è voluto sottolineare la natura tecnica del loro ruolo, che si colloca a valle dell’attuale fase, che è ancora di esplorazione dei macroobiettivi politici e di alcuni aspetti della stessa architettura della scuola riformata. Lo stesso ministro Moratti non ha mancato di sottolineare il carattere ancora aperto di molti delicati passaggi di tipo istituzionale e politico, ed ha quindi invitato i partecipanti a non affrontare i temi di tipo organizzativo e strutturale ancora in discussione nelle sedi politiche (es.: l’attuazione del titolo V della Costituzione, la “devolution”, la struttura del canale professionale, le modalità di articolazione in indirizzi dei licei tecnologico e economico). Temi sui quali potrebbe emergere qualche novità nelle prossime settimane. Il dibattito si è così svolto su argomenti generali, ed è stato soprattutto metodologico. Molti hanno posto il problema della fattibilità concreta dei “Piani di studio personalizzati” e di altre novità contenute nelle elaborazioni progettuali del prof. Bertagna. Altri hanno insistito sull’importanza delle discipline. Ma nel complesso il dibattito è rimasto fermo alle premesse, e non ha affrontato i nodi veri del cambiamento proposto.