Claudio Sassetti: ‘Vorrei che le discipline del teatro e della vita di palcoscenico possano diventare materie di studio effettive’

Di Sara Morandi

In un momento in cui l’arte e l’educazione si intrecciano con nuove sfide e opportunità, il maestro Claudio Sassetti, celebre tenore e rinomato insegnante di canto, condivide la sua visione per una scuola del domani che possa plasmare le future generazioni mediante le arti. Noto per la sua passione e dedizione, Sassetti ha recentemente presentato uno dei suoi ultimi progetti, “Puccini Intimo“, un omaggio che esplora le composizioni più intime e suggestive del compositore italiano, rivelando un lato meno conosciuto di Puccini. Il suo sogno per il sistema educativo è un mondo in cui il teatro e la musica diventino parte integrante del curriculum scolastico, offrendo nuove opportunità lavorative e avvicinando i giovani al ricco patrimonio artistico italiano. Con una profonda convinzione nelle potenzialità del nostro paese, il maestro Sassetti auspica una scuola che creda e investa nel talento e nella creatività delle nuove generazioni.

Maestro Sassetti parliamo di uno dei suoi ultimi lavori: “Puccini Intimo” promette un viaggio nell’anima di Puccini attraverso le sue composizioni più intime e suggestive. Cosa L’ha ispirata ad esplorare questo lato meno conosciuto del compositore e quali emozioni spera di suscitare negli ascoltatori?

“L’ispirazione viene sempre da un profondo amore, amore in questo caso, per la figura del maestro Puccini, nel periodo dell’anniversario Puccini del 2024 ho pensato di fare un omaggio a questo grande artista mio concittadino, proponendo quelle che sono le parti musicali meno conosciute, ma che riuniscono in sé tutta la grande esperienza musicale, i sentimenti e le emozioni che caratterizzano il maestro Puccini. Spero con questo CD di poter far conoscere meglio un lato più personale intimo, appunto come il nome del CD”.

La sua carriera è stata costellata da numerosi successi, tra cui la performance davanti a S.M. la Regina Fabiola del Belgio. Come questa esperienza ha influito sulla Sua crescita professionale e personale?

“L’onore di poter cantare davanti alla regina Fabiola del Belgio è venuto in un momento della mia vita artistica costellata di grandi studi e riflessioni, poter cantare di fronte a un capo di Stato e una figura così importante a livello anche storico mi ha lasciato una grande emozione ed essere apprezzato da lei con parole di elogio mi ha fatto capire che forse ero sulla strada giusta, nel mio percorso”.

Ha avuto l’opportunità di lavorare con registi e direttori d’orchestra illustri come Massimo Pezzutti e il Maestro Herbert Handt. Qual è stato l’insegnamento più prezioso che ha ricevuto da queste collaborazioni e come ha influenzato la tua interpretazione artistica?

“Ogni collaborazione lascia qualcosa nel caso di questi due artisti posso dire che mi hanno insegnato non solamente l’umanità, ma ad amare quello che faccio e a tirar fuori da ogni parte e ogni nota dello spartito il meglio di quello che la musica è il compositore ha voluto dire nel momento della sua stesura.  Questo vale per tutti i grandi maestri che ho avuto l’onore di conoscere e questo mi ha reso e mi rende ogni volta ancora più cresciuto sia a livello artistico che è umano”.

Come artista, come immagina la scuola del domani? Quali cambiamenti pensa siano necessari nel sistema educativo per preparare meglio le future generazioni?

“Spero che in un futuro prossimo, le discipline del teatro e della vita di palcoscenico, insieme a quella musicale, possano diventare materie di studio effettive. Questo non solo offrirebbe opportunità di lavoro a molti artisti, musicisti, attori e registi professionisti, ma avvicinerebbe anche i giovani a questo affascinante mondo. L’Italia, infatti, è una delle nazioni che ha dato i natali ai più grandi artisti e ha visto la nascita del teatro dell’opera lirica, a partire dal 1600 con la Camerata de’ Bardi a Firenze. In sostanza, abbiamo già tutte le risorse necessarie; dobbiamo solo crederci”.

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