
Cisl scuola: Ministro, non ci siamo
Il Ministro Fioroni, in dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri (“In ogni regione italiana le scuole dipendono da enti differenti: Regione, Provincia e Stato. Tutto questo dovrà finire. Non possiamo applicare in Italia venti metodi diversi d’insegnamento. Per questo motivo il nuovo disegno di legge metterà tutti allo stesso livello), pare dimentichi le sue affermazioni sull’autonomia scolastica: autonomia organizzativa, di metodologie, di contenuti, secondo le regole previste.
Così la Cisl Scuola della Lombardia che continua: “Il ministro dimentica quell’autonomia che molto probabilmente si è accorto che non riesce a sostanziare, a rendere reale e concreta visto che non riesce a trovare le risorse da assicurare alle diverse istituzioni scolastiche. Sul tempo pieno (“Per quanto riguarda il dibattito sul tempo pieno… abbiamo la necessità di offrire il tempo pieno alle aree fino ad oggi questa possibilità non l’hanno avuto. Il sessanta per cento delle scuole nel sud non conosce questo. Dobbiamo togliere i ragazzi dalla strada, come avviene allo Zen di Palermo e nel quartiere Scampia di Napoli.
Anche con le risorse ridotte questo deve avere priorità sulle scuole del nord Italia”), il Ministro fa finta di non conoscere la storia didattica e pedagogica che ha sempre sostenuto questa scelta organizzativa: tempi distesi, accoglienza, progetto formativo. Tutto ciò circola nella nostra scuola italiana, non provinciale o regionale, già dagli anni ’70: tutte le scuole, in tutti i contesti sociali, potevano già da allora adottare ed attuare. Le scelte sono state molto diverse. Ennesima brutta dichiarazione che non valorizza esperienze didattiche e professionali vive, funzionali e richieste.
Ancora una volta il tentativo di rilanciare con una pseudo attenzione ai problemi del sud una insulsa contrapposizione tra scuole geograficamente collocate, puntando il dito su differenze sociali la cui soluzione non dipende solo dalla scuola. Problemi veri, come sono veri i problemi di quelle realtà scolastiche che non riescono a dare risposte soddisfacenti alle richieste di tempo pieno, su quel modello pedagogico e didattico che è stato studiato, realizzato e soprattutto riempito di contenuti, di esperienze che hanno utilizzato il personale in funzione di questo obiettivo.
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