CISL Lavoro Pubblico: nuovo modello organizzativo per un nuovo sindacato

La CISL ha mostrato di saper raccogliere la sfida, di sapersi rinnovare, dando luogo ad una nuova organizzazione, che sarà, nel tempo, meno appesantita dalla burocrazia sindacale e più vicina ai luoghi di lavoro. Per Scrima, queste scelte costituiscono la miglior risposta alla pretesa della politica di rappresentare da sola, senza l’intermediazione del mondo associativo, la complessità e la frammentazione della società contemporanea. “La nostra – spiega a Tuttoscuola Scrima – “non è una riforma piccola o di settore, ma ha l’ambizione di essere un provvedimento che lasci un segno rilevante, ridisegnando le forme e le modalità di presenza dell’organizzazione sindacale per migliorare la qualità della vita delle persone”.

Il sindacato è una risorsa, non un peso e la pretesa di autosufficienza da parte del mondo politico è giudicata dal neo Coordinatore della CISL Lavoro Pubblico del tutto illusoria, oltre che inconsapevole del ruolo che il sindacato italiano ha saputo svolgere nei momenti cruciali della storia del Paese. Scrima ha ricordato, tra l’altro, la vicenda del taglio della scala mobile, nel 1984, e la posizione assunta da CISL e UIL, assieme alla minoranza socialista della CGIL, in occasione del referendum promosso dal PCI e dalla maggioranza CGIL. Nell’opporsi al ripristino del meccanismo automatico della scala mobile, quello schieramento sindacale mostrò concretamente la sua capacità di fare sindacato, rispettando però il quadro delle compatibilità economiche del Paese.

Allo stesso modo, nel 1992, in un altro momento di grandi difficoltà economiche, aggravate dall’affossamento della classe politica del tempo sotto i colpi dell’inchiesta giudiziaria Mani Pulite (una fase, per certi aspetti,  molto simile a quella attuale), quello stesso schieramento adottò una linea di moderazione salariale che gli costò contestazioni violente a colpi di “bullonate”. La (oggi) tanto vituperata concertazione salvò, in quei frangenti, il Paese. Criticare il sindacato, come oggi fa il premier Renzi senza fare distinzioni e senza ricordare anche questa parte della sua storia, senza riconoscere l’allargamento degli spazi democratici che ha saputo costruire – incalza Scrima – “è un’operazione culturale parziale, che ignora o distorce deliberatamente la storia dell’Italia degli ultimi decenni del novecento”.