CISL e centrosinistra, quel patto per la scuola

Fassino, Rutelli e Pezzotta: due big della politica, alla guida dei due maggiori partiti dell’Unione, e un importante leader sindacale come il segretario generale della CISL, hanno preso parte all’attesa tavola rotonda organizzata dal sindacato per fare il punto sulle prospettive della scuola nella prossima legislatura. La tavola rotonda, coordinata dal direttore di TUTTOSCUOLA, Giovanni Vinciguerra, si è svolta mercoledì 22 a Roma con grande successo di partecipazione e di interesse.

Piero Fassino ha confermato l’impegno dell’Unione sul fronte dell’assorbimento del precariato e della valorizzazione degli stipendi, in modo da portarli nella media europea, e rispondendo ad una specifica domanda del direttore di TUTTOSCUOLA relativa ai costi dell’operazione ha dichiarato che la via maestra per finanziare lo sviluppo, a partire dalla formazione delle risorse umane, passerà anche da una rigorosa politica fiscale: “basterebbe fare emergere il 30% di quel 25% di economia sommersa che attualmente sfugge al fisco“. Il centro-sinistra nella legislatura 1996-2001 aveva dimostrato di sapersi muovere nella giusta direzione. Ma serve un vasto accordo politico, sociale e istituzionale, che duri per l’intera legislatura.

Francesco Rutelli, alla domanda sul dilemma abrogazione/revisione della legislazione Moratti ha risposto spostando la questione dal versante degli ordinamenti a quello degli obiettivi, ma ha confermato che comunque la normativa sul secondo ciclo sarà “sospesa“. Occorre ripartire dall’autonomia, finalizzandola al conseguimento di risultati di qualità, valutabili da un Servizio nazionale indipendente dal Ministero. Anche Rutelli ha insistito sulla necessità di un patto di legislatura per ridare orgoglio alla scuola italiana. Ma “senza inganni“, cadenzando impegni realistici.

Savino Pezzotta ha rivendicato l’autonomia del sindacato rispetto alla politica, ma ha anch’egli riconosciuto che, al di là delle ritualità ricorrenti della “concertazione“, occorre stabilire, fin dall’inizio della legislatura, e per l’intera sua durata, un patto – se possibile bipartisan – per il rilancio della scuola e della formazione nel quadro di una più ampia progettualità finalizzata allo sviluppo e alla competitività del sistema-Paese. E ha insistito, raccogliendo vivi consensi, sulla necessità di costruire politiche che guardino alle “persone“, ai loro bisogni di senso e di speranza, prima ancora che agli elementi organizzativi e ordinamentali.

Su un punto di difficoltà i tre relatori hanno convenuto: va approfondita la riflessione sul rapporto tra scuola, formazione professionale e lavoro: non basta aumentare l’obbligo scolastico, occorre migliorare la qualità complessiva dell’offerta, e dimostrare ai giovani che l’investimento in istruzione e formazione serve davvero per un futuro migliore. Altrimenti il vento di Francia, che è un vento di delusione anche nei confronti della scuola e dell’università, potrebbe presto spirare anche nel nostro Paese.