
Cinque anni di INVALSIopen: perché le rilevazioni standardizzate sono importanti

Lo scorso 17 giugno INVALSIopen, il sito ufficiale dell’Istituto dedicato alle prove, ha compiuto 5 anni, e il suo presidente Roberto Ricci, in carica dal 2021 (ma già responsabile dell’area prove dal 2008), ha voluto celebrarne il compleanno con un editoriale di riflessione sulla funzione che le rilevazioni standardizzate nazionali e internazionali hanno nel contribuire non solo alla conoscenza, ma anche alla soluzione dei problemi dei sistemi scolastici.
Sarebbe sbagliato, secondo Ricci, asserire che i dati raccolti con le rilevazioni rappresentino la soluzione di tali problemi, ma sarebbe “egualmente fuorviante ridurre la loro lettura a una ingenua semplificazione”, perché “attraverso i loro dati le rilevazioni standardizzate offrono invece gli strumenti per una lettura attenta, rispettosa e approfondita, di fenomeni che si realizzano all’interno della scuola, asse portante del più ampio sistema sociale”.
Solo la conoscenza di dati oggettivi, basati su evidenze empiriche solide, relativi agli esiti dei processi di apprendimento, può consentire l’individuazione di percorsi di miglioramento: “una disponibilità di dati capace di raggiungere un livello molto dettagliato, fino al singolo allievo e alla singola allieva, mette a disposizione di tutti gli attori istituzionali a diverso titolo interessati al benessere del sistema scuola la possibilità di prefigurare scenari alternativi e di effettuare scelte tese al miglioramento dell’esistente”, convalidate da “riferimenti misurabili e riscontrabili per l’intera collettività”.
In tal modo, afferma con convinzione Ricci, i decisori politici acquisiscono gli elementi di conoscenza “indispensabili per intervenire precocemente sulle cause dell’insuccesso scolastico e, allo stesso tempo, per supportare la crescita generale dei livelli di apprendimento, inclusi quelli elevati ed eccellenti”. Il presidente dell’Istituto, che ha sempre concepito il periodico INVALSIopen anzitutto come uno strumento di divulgazione della cultura della valutazione nel mondo della scuola, si mostra molto sicuro: “Come potremmo scoprire spazi inesplorati e nuove opportunità senza una precisa conoscenza di ciò che possediamo, delle sue caratteristiche qualitative e quantitative, positive e problematiche? Come potremmo accogliere e trasformare in valore aggiunto le sfide che i mutamenti tecnologici ci stanno ponendo?”.
La sicurezza con la quale l’Invalsi di Ricci (in piena sintonia con l’Ocse-PISA di Schleicher) presenta ai decisori politici non solo i risultati delle rilevazioni effettuate ma anche le emergenze/priorità sulle quali intervenire può forse dare l’impressione che i tecnici (lo statistico Ricci come il matematico Schleicher) aspirino a condizionare le scelte dei politici in materia di politica scolastica, in una sorta di riproposizione del classico dilemma tra potere politico e potere tecnocratico?
Non è così, se si agisce nel rispetto dei ruoli. Aldo Visalberghi, storico padre nobile della valutazione di sistema e dell’Invalsi, non mise mai in discussione l’autonomia (e la responsabilità) dei politici. Ne contestò spesso la competenza, ma mai il diritto/dovere di decidere.
Sembra la pensi così anche a Ricci, che a conclusione del suo editoriale, pur così convinto e assertivo, afferma che comunque l’Invalsi continuerà a operare “nel solco di una tradizione di dialogo sempre aperto, ricco, diretto e, non da ultimo, rispettoso”. (O.N.)
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